(Foto di Ansa) 

Editoriale

Il bullo in casa: Erdogan minaccia e complica la trasformazione storica che attende la Nato

Redazione

Tanto inaffidabile quanto indispensabile, il presidente turco sembra sposarsi sempre meno con la Nato: anzi, sfrutta il proprio ruolo di mediatore tra l'alleanza e Putin per i propri vantaggi

Capita sovente che le intimidazioni rivolte dal nostro alleato scomodo, Recep Tayyip Erdogan, mettano in imbarazzo i suoi partner occidentali. Investito pure del ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina, il presidente turco si sente ancora più libero di avanzare rivendicazioni minacciando l’uso della forza. La Grecia è fra i suoi bersagli prediletti, catalizzatore di buona parte delle rivendicazioni nazionaliste che Erdogan spende per legittimare la sua figura di leader del Mavi Vatan, la “patria blu” che prefigura il predominio turco sul Mediterraneo e sulle sue risorse. 

 

E’ successo allora che le sue ultime intemerate contro i greci, Erdogan le abbia lanciate  giovedì scorso da Smirne durante la grande esercitazione militare Efes 2022, a cui hanno preso parte diversi altri paesi Nato. “Invito la Grecia  ad astenersi da sogni, azioni e dichiarazioni di cui potrebbe pentirsi – ha detto – La Turchia non rinuncerà ai suoi diritti nell’Egeo e continuerà a ricorrere ai diritti stabiliti dagli accordi internazionali nel caso in cui [i greci] dovessero continuare ad armare le isole. Non sto scherzando. Sono serio!”. A rendere le sue parole ancora più insopportabili c’è il fatto che siano state rivolte proprio mentre le sue Forze armate flettevano i muscoli, in collaborazione con gli uomini e i mezzi di altri paesi Nato, non ultima l’Italia, che ha preso parte all’esercitazione con la fregata Margottini.

 

Tanto inaffidabile quanto indispensabile, Erdogan sembra sposarsi sempre meno con le enormi sfide che la Nato deve affrontare al prossimo summit di fine mese. Il vicesegretario generale, Mircea Geoanăa, ha preannunciato che  il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarà invitato a partecipare al vertice di Madrid. Soprattutto, ha detto, saranno prese “decisioni storiche” “nel modo in cui difenderemo il nostro fianco orientale, dalla Norvegia giù fino alla Turchia”. E non è un caso se Geoana abbia usato anche il termine “coerenza” per descrivere la trasformazione che attende l’Alleanza. Perché il nazionalismo prevaricante di Erdogan non fa che rendere questa trasformazione ancora più complessa.

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