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editoriali

Londra vìola l'accordo sulla Brexit con Bruxelles

Redazione

La proposta sul Protocollo nordirlandese rischia di far saltare i patti con l’Unione europea, che potrebbe imporre dazi

Il premier britannico, Boris Johnson, sopravvissuto al voto di fiducia sulla leadership dei Tory, ma più fragile per la dimensione della ribellione interna al suo partito, come previsto ha scelto la Brexit per cercare di rilanciare le sue fortune. Ieri il suo governo ha presentato un disegno di legge che permetterà di cancellare alcune parti del Protocollo irlandese dell’accordo Brexit per evitare i controlli sulle merci che dalla Gran Bretagna arrivano in Irlanda del nord. Johnson intende anche privare la Corte europea di giustizia delle competenze previste dal Protocollo. Il progetto di legge “porrà fine alla situazione insostenibile in cui i cittadini in Irlanda del nord sono trattati in modo diverso dal resto del Regno Unito, proteggerà la supremazia dei nostri tribunali e la nostra integrità territoriale”, ha detto il ministro degli Esteri, Liz Truss.

 

In realtà – come ha spiegato il premier irlandese, Micheál Martin – si tratta di una “violazione unilaterale” di un accordo internazionale che mina la fiducia con l’Ue e rischia di compromettere soluzioni negoziate. Johnson e il suo governo negano e invocano le eccezioni della Convenzione di Vienna per lo “stato di necessità” in caso di “circostanze eccezionali”. L’obiettivo – ha spiegato Truss – è di “sostenere la stabilità politica” a Belfast, dove il Partito democratico unionista, sconfitto alle elezioni locali di inizio maggio, ha annunciato che non parteciperà al governo paritario con i nazionalisti del Sinn Féin se Johnson non cancellerà il Protocollo. Dopo le salsicce, oggi la scusa è la crisi degli unionisti nordirlandesi. Se non ci sarà una marcia indietro, l’Ue è pronta a imporre dazi e quote al Regno Unito. Peggio: la conseguenza della mossa di Johnson, che non riesce ad assumersi la responsabilità della Brexit che ha firmato, rischia di essere il ritorno della frontiera fisica tra Irlanda e Irlanda del nord e la fine degli accordi di pace del Venerdì Santo.