editoriali
C'è l'estradizione da Londra per Julian Assange
Se è davvero un protettore della trasparenza, il fondatore di WikiLeaks non avrà nulla da temere da un processo in America, la patria del “giusto processo”
Julian Assange ha fatto molti danni agli interessi americani e ora che c’è l’estradizione da Londra il fondatore di WikiLeaks si avvia verso la resa dei conti in un tribunale statunitense. Le autorità britanniche lo avevano arrestato su mandato degli Stati Uniti nel momento in cui l’Ecuador aveva revocato l’immunità diplomatica dopo averlo protetto per sette anni nella sua ambasciata a Londra.
I giornalisti sentono spesso il dovere di divulgare informazioni nell’interesse pubblico che i governi preferirebbero mantenere segrete. Il punto è che i giornalisti non cospirano per decifrare password e postare online materiale classificato non redatto. Non fanno quello che ha fatto Assange, cioè entrare nei computer del governo degli Stati Uniti. All’inizio del 2010 Assange e Chelsea Manning hanno scaricato quattro database del governo americano su Afghanistan, Iraq, Guantanamo Bay e 250.000 documenti del Dipartimento di stato.
Assange è subito diventato un eroe per molti a sinistra per aver pubblicato informazioni ritenute imbarazzanti per George W. Bush e averne minato la guerra in Afghanistan, che stava già andando male di suo. Poi Assange ha guadagnato ammiratori a destra. Durante la campagna americana del 2016, WikiLeaks ha pubblicato email imbarazzanti dal Comitato nazionale democratico. “WikiLeaks, adoro WikiLeaks”, ha detto Donald Trump. Assange non è mai stato un eroe della trasparenza o della responsabilità democratica. I suoi obiettivi erano sempre e soltanto istituzioni o governi democratici, non autoritari. E se è davvero un protettore della trasparenza, non avrà nulla da temere da un processo in America, la patria del “giusto processo”.
I conservatori inglesi