Margarita Simonyan e Vladimir Putin al Forum di San Pietroburgo (LaPresse) 

Editoriali

La carestia globale è un progetto russo

Redazione

La propagandista Simonyan dice che la fame è un’arma per uscire dall’isolamento

Al Forum economico di San Pietroburgo, la settimana scorsa, il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto il suo lungo discorso-manifesto sulla fine dell’occidente e il suo nuovo (dis)ordine globale ma ha anche partecipato a un panel assieme al presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev e alla direttrice di Rt, Margarita Simonyan, considerata la regista della propaganda russa. In questo incontro sono accadute due cose. La prima è che Tokayev ha fatto arrabbiare Putin, che pure ha contribuito alla sua ascesa come presidente dopo la crisi e le proteste in Kazakistan. Tokayev ha infatti detto che bisogna applicare una selezione al principio dell’autodeterminazione, altrimenti invece che 193 stati membri dell’Onu ci ritroveremmo con 500. Per questo, “non riconosciamo Taiwan, il Kosovo, l’Ossezia del sud o l’Abkhazia. Questo principio si applica alle associazioni quasi- statali come, secondo me, sono  Luhansk e Donetsk”, i territori del Donbas.

 

Il giorno successivo, Putin ha sospeso l’invio di petrolio al Kazakistan in partenza dal porto russo di Novorossiysk. E’ intervenuta poi la Simonyan, mentre si discuteva della crisi alimentare globale e su come inciderà sulla posizione internazionale di Mosca, e ha citato la battuta amara che ha sentito ripetere da molte persone a Mosca. Più che una battuta, ha detto la Simonyan, è “un grido” che si sente a Mosca: “Tutte le nostre speranze sono nella carestia”. Che vuol dire, continua la Simonyan: “La carestia inizierà ora e il resto del mondo dovrà togliere le sanzioni e tornare a essere nostro amico perché capirà che è una cosa necessaria”. Il retropensiero di questa esternazione della Simonyan è: la carestia globale, determinata dal blocco delle esportazioni del grano in seguito alla guerra della Russia in Ucraina, è il modo per costringere l’occidente a sollevare le sanzioni. Quindi la carestia è un’arma di Mosca per uscire dall’isolamento, che è quello che in realtà intende anche Putin quando dice: siamo pronti a fare i corridoi umanitari, ma soltanto alle nostre condizioni.