editoriali
Nell'accordo tra Italia e Algeria c'è un pezzo di futuro del Mediterraneo
L’obiettivo è trasformare il mare in un grande bacino energetico per il gas europeo. Ciò richiede stabilità nelle forniture e nei costi
Non sappiamo se il vertice intergovernativo di lunedì e martedì in Algeria sarà l’ultimo di Mario Draghi come premier, certo è che tra Roma e Algeri è nato un rapporto più stretto che in passato. Il viaggio del presidente Sergio Mattarella nel novembre scorso ha aperto la strada, anche se l’accelerazione è avvenuta dopo l’invasione russa dell’Ucraina. In ballo non c’è solo il gas: l’Algeria è il primo partner commerciale dell’Italia in Africa e rappresenta un interlocutore chiave nel fronte sud del Mediterraneo dove la Libia resta ancora fuori controllo, la Tunisia è percorsa da continue ondate di proteste, mentre in Egitto sotto il tallone del generale Abdel Fattah al Sisi ribolle il calderone sociale che alimenta la Fratellanza musulmana.
L’11 aprile Draghi ha incontrato ad Algeri il presidente Abdelmadjid Tebboune il quale il mese dopo è venuto a Roma in visita ufficiale. Ora il governo italiano, in carica fino a mercoledì 20, dovrà sigillare gli accordi già raggiunti e consolidare i rapporti politici. Ad aprile è stata firmata l’intesa tra l’Eni e l’algerina Sonatrach per aumentare il flusso di metano attraverso il gasdotto del Mediterraneo: tre miliardi di metri cubi in più quest’anno per arrivare a sei miliardi l’anno prossimo e nove nel 2024. Ma l’Algeria sta già diventando il primo fornitore ora che Gazprom stringe i rubinetti e si blocca il Nord Stream. L’obiettivo è trasformare il Mediterraneo in un grande bacino energetico per il gas europeo. Ciò richiede stabilità nelle forniture e nei costi. Sonatrach ha annunciato l’intenzione di legare i prezzi a quelli del mercato libero in Olanda e ciò comporta un loro immediato aumento. L’Eni dovrebbe essere esentata perché i contratti stipulati valgono fino al 2027, tuttavia c’è bisogno di chiarezza. I rincari colpiranno invece la Spagna con la quale esiste un’annosa disputa legata al Sahara occidentale. Polemiche a parte, il progetto Mediterraneo richiede uno stretto rapporto con la Spagna. Vedremo se l’Italia potrà fare da traino. Il rischio è che la caduta di Draghi spezzi anche questa trama tessuta con pazienza e lungimiranza.