editoriali
In Francia passa la legge sul potere d'acquisto. I lepenisti votano con Macron
Il voto favorevole dimostra che c’è una volontà anche da parte dei sovranisti di andare oltre le divergenze su alcuni testi importanti e che l’Assemblea nazionale non è così ingovernabile
"Lo spirito di responsabilità ha avuto la meglio per proteggere i nostri concittadini dalle conseguenze dell’inflazione”, ha detto venerdì il primo ministro francese, Élisabeth Borne, in seguito all’adozione in prima lettura del disegno di legge di emergenza sul potere d’acquisto. Dopo quattro giorni e una notte intera di dibattiti aspri tra la maggioranza e l’opposizione di sinistra, il primo grande testo della legislatura è passato all’Assemblea nazionale con 341 voti a favore, 116 contrari e 21 astenuti. L’adozione del disegno di legge è stata possibile grazie a un consistente apporto di voti dei deputati Républicains, il partito gollista, e del Rassemblement national, i sovranisti di Marine Le Pen, che hanno definito “di buon senso” alcune misure presenti nel testo, mentre l’alleanza delle sinistre, Nupes, guidata dal giacobino Jean-Luc Mélenchon, ha parlato di “dichiarazione di guerra ai lavoratori”.
“Costruire una maggioranza su un progetto legislativo per dare delle soluzioni concrete ai francesi: ci siamo riusciti”, ha commentato soddisfatta Élisabeth Borne, che nel suo discorso di politica generale, lo scorso 6 luglio, aveva insistito molto sulla necessità di ricercare compromessi sulle singole leggi. Venerdì mattina, si è aperta ufficialmente la stagione del “dialogo”, parola pronunciata a più riprese dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire in occasione delle Rencontres économiques di Aix-en-Provence lo scorso 10 luglio. “Privilegeremo il dialogo. Dobbiamo ridefinire le grandi scelte in materia di finanze pubbliche”, aveva dichiarato Le Maire, proponendo la creazione di una “task force” che riunisca deputati e senatori, incaricata di avanzare delle proposte per ripensare la spesa pubblica.
Il voto favorevole di venerdì dimostra che c’è una volontà di andare oltre le divergenze su alcuni testi importanti anche da parte dei sovranisti e che l’Assemblea nazionale non è così ingovernabile come sostengono certe cassandre secondo cui entro pochi mesi si tornerà al voto.