Editoriali
La Russia si ritira dal patto spaziale
Mosca lascerà la Stazione internazionale, l’ultimo canale aperto con l’occidente
La decisione di lasciare la Stazione spaziale internazionale “è stata presa”, ha detto Yuri Borisov, il direttore della Roscosmos, l’Agenzia russa per l’aviazione e lo spazio, nominato una decina di giorni fa da Vladimir Putin: dopo il 2024, costruiremo una stazione spaziale russa, ha detto Borisov.
E’ dal 2021 che Mosca minacciava di abbandonare il progetto citando ragioni di sicurezza, ma i paesi che utilizzano questa stazione spaziale dedicata alla ricerca e grande come un campo da calcio (americani, russi, europei, canadesi e giapponesi) si erano accordati per continuare insieme – la Nasa fino al 2030. Ma l’invasione russa in Ucraina ha accelerato il disimpegno di Roscosmos che non è senza conseguenze: il ritiro russo potrebbe rendere impossibile l’operatività stessa della stazione. Le sezioni gestite da russi e americani sono interdipendenti: i primi si occupano dei sistemi di propulsione che tengono la stazione in orbita; i secondi forniscono l’energia necessaria alle operazioni. Per questo Mosca ha utilizzato la stazione come ennesima arma di ricatto contro gli americani: Dmitri Rogozin, l’ex direttore dell’Agenzia che pubblicava orgoglioso foto di cosmonauti russi con le bandiere delle repubbliche autoproclamate dell’est ucraino, aveva detto che la collaborazione sarebbe continuata solo se le sanzioni sul settore spaziale e gli altri settori collegati fossero state tolte. Subito dopo l’invasione Rogozin era stato ben più diretto: se non togliete le sanzioni, facciamo precipitare la stazione sulla Terra.
Ora il futuro della stazione è incerto, e questo ritiro segna la fine di una collaborazione che resisteva dal 1998 e che aveva tenuto anche fino adesso. La Nasa ha in progetto di mandare gli astronauti in orbita su stazioni gestite dai privati, ma devono essere costruite, e probabilmente c’è da attendere fino alla fine di questi anni Venti.
L'editoriale dell'elefantino