editoriali
La Bielorussia è il parcheggio di Putin
Lukashenka si è tenuto la presidenza e ha regalato il paese a Mosca. Due anni dopo
Il 9 agosto di due anni fa, il dittatore bielorusso, Aljaksandr Lukashenka, decideva che era lui il vincitore delle elezioni presidenziali e che aveva vinto con l’80 per cento dei voti. Siccome i bielorussi avevano votato con il desiderio di cambiare la loro nazione e affidare la presidenza a una candidata nuova, Svjatlana Tikhanovskaya, il dittatore decise di requisire le schede elettorali e di distruggerle. Da alcuni dei seggi che avevano già iniziato lo spoglio, arrivò la notizia che Tikhanovskaya era in vantaggio. I bielorussi iniziarono a manifestare, erano pacifici e vennero picchiati, anche uccisi. Agli oppositori del regime venne offerta la via dell’esilio, altri vennero messi in prigione come molti manifestanti: attualmente in Bielorussia ci sono 1.262 prigionieri politici nelle carceri. Le proteste, nonostante la paura, andarono avanti con tenacia, la nazione si è trasformata in una grande prigione.
Siccome il potere, neppure quello dei dittatori, dura per sempre, Lukashenka ha chiesto aiuto all’unico vicino disposto a offrirgliene: il presidente russo, Vladimir Putin. Dopo anni trascorsi a fare dispetti al capo del Cremlino, ad assicurare la sua indipendenza da Mosca – come quando nel 2014 Lukashenka andò a Kyiv all’insediamento di Petro Poroshenko – il dittatore di Minsk si è consegnato al suo alleato-rivale russo.
La Bielorussia di oggi si è trasformata in un parcheggio di Putin, che dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina la utilizza per sferrare attacchi e per posizionare i suoi missili. Lukashenka rincorre Putin e gli dà sempre ragione, e per rimanere nel suo palazzo presidenziale gli ha di fatto lasciato occupare la sua nazione. Quando il dittatore bielorusso non ha rispettato la volontà dei suoi elettori, ha ordinato alla polizia di picchiarli, ucciderli, incarcerarli, gli occidentali hanno emanato alcune sanzioni, un po’ tardive. I danni del ritardo della risposta occidentale i bielorussi li hanno sentiti subito, il mondo li sta sentendo adesso che Minsk è un fronte ulteriore contro l’Ucraina e contro l’Europa, che Putin utilizza come vuole.