editoriali
La Turchia colpisce soldati di Assad nel nord della Siria
L’errore nato da un piano di Putin per Erdogan, che vuole creare una cintura sunnita in ottica anti curda
Nella notte di martedì, a ovest di Kobani, nel nord della Siria, una postazione siriana è finita per tre volte sotto il fuoco di droni turchi. Nell’attacco sono morti un numero imprecisato di soldati delle forze di Assad che presidiavano l’area a nordest dell’Eufrate, non ancora sotto il controllo di Ankara. L’Osservatorio siriano per i diritti umani parla di 11 soldati di Damasco uccisi. Fonti curde sostengono che i morti tra le forze di Assad siano 22. Tutto questo avviene mentre ad Ankara si lavora per un riavvicinamento a Damasco, cosa fortemente perseguita da Mosca. Al momento non è chiaro come la postazione siriana sia finita nel mirino di Ankara poiché il vero obiettivo turco sono le forze curde di quell’area.
Nell’incontro a Sochi del 5 agosto il leader turco aveva chiesto a Putin il via libera per un nuovo intervento militare contro le Ypg curde, Unità di protezione popolare. Ma, da quel vertice, il leader turco uscì a mani vuote. Le forze aeree russe controllano gran parte dei cieli sopra la Siria settentrionale e dunque qualsiasi operazione militare turca non può avvenire senza l’assenso di Mosca. Per Ankara la presenza dei combattenti curdi ai suoi confini sudorientali rappresenta una minaccia all’integrità territoriale e per questo intende creare una “cintura sunnita” nel nord della Siria e dell’Iraq. L’intento è che il corridoio sia amministrato da una popolazione araba sunnita e turkmena alleata di Ankara e che vi sia reinsediata una parte dei rifugiati siriani ospitati in Turchia per spegnere il malcontento antimmigrati prima che inizi la campagna elettorale per le presidenziali del 2023.
Putin, pur non vedendo di buon occhio il piano turco, cerca di accontentare il suo prezioso partner tenendolo legato a sé. Per questo ha presentato a Erdogan un piano alternativo che dovrebbe consentirgli di ottenere un risultato simile: attaccare le postazioni curde con droni, costringendo le Ypg ad arretrare al di là di una linea di 30 chilometri dal confine turco e riconciliarsi con Assad.