editoriali
L'Ue si allontana da Taiwan
Borrell dice che la Cina non va provocata. Le lezioni mancate dalla Russia
Intervenendo all’Università internazionale Menéndez Pelayo di Santander, in Spagna, all’evento “QuoVadisEuropa?” sul futuro dell’Europa, l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, ha detto che né lui né la presidente della Commissione Ursula von der Leyen hanno in programma un viaggio a Taiwan. “La signora Pelosi ha il diritto di viaggiare dove vuole, naturalmente, ma una cosa è il suo diritto e altra cosa è il momento giusto”, ha detto Borrell, riferendosi al viaggio a Taiwan della speaker della Camera americana che il 2 agosto scorso ha provocato la reazione bellicosa della Cina, che rivendica Taiwan come proprio territorio. Ed è proprio questa rivendicazione, e le potenziali ritorsioni cinesi, che secondo il capo della diplomazia dell’Unione obbligherebbero a un atteggiamento più cauto con Pechino: “Tutto questo rende la nostra relazione con la Cina molto delicata, ed è per questo che abbiamo bisogno di evitare di dare alla Cina un pretesto per far aumentare le tensioni”.
Poi ha detto che l’Ue è pronta a fare da “mediatrice” nella crisi dello Stretto di Taiwan, implicitamente dicendo che l’Europa non è con l’America e con i paesi pro-democrazia, ma parte terza, indipendente. Dopo l’inizio della guerra d’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio scorso, sembrava che la diplomazia dell’Ue avesse finalmente ristabilito un principio irrinunciabile: non si fanno sconti ai paesi autoritari, non si cede con chi fa coercizione economica e bullismo contro il nostro sistema democratico. E invece ieri Borrell ha detto tutto il contrario. Durante gli incontri degli ultimi mesi (pochi, per la verità), i funzionari cinesi avrebbero assicurato Borrell che non armeranno la Russia, ed è l’ennesima magra consolazione, considerato che Pechino appoggia la guerra di Putin in molti altri modi, primo fra tutti quello ideologico. Le parole dell’Alto rappresentante di ieri sono un triste passo indietro per la diplomazia, e un segnale per i nostri alleati nel Pacifico.
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