Editoriali
La Germania, il dibattito sul nucleare e noi
Se Berlino chiude le centrali, come farà a chiedere solidarietà sul gas agli altri stati dell'Unione europea? Scholz appare possibilista, ma mai deciso
La Germania, più di altri paesi europei, si trova al centro di una crisi energetica che è anche di un sistema industriale e di identità politica per molti protagonisti. Un caso emblematico è il tema della produzione di energia nucleare, il cui stop per la fine di quest’anno era stato deciso dopo il disastro di Fukushima del 2011 dalla cancelliera Merkel. Tante cose sono cambiate da allora, a partire dal fatto che l’Europa si trova al centro di un conflitto geopolitico scatenato dalla Russia. E così spegnere le ultime tre centrali nucleari attive, nel mezzo di un inverno in cui mancherà il gas e l’energia elettrica è a prezzi dieci volte superiori, non appare esattamente una cosa intelligente e lungimirante.
Soprattutto, anche dal punto di vista ambientale, se per sopperire alla scarsità di gas bisogna bruciare carbone per produrre elettricità. Dopo i ferrei no iniziali, giustificati con motivazioni tecniche, il governo tedesco sta facendo progressive aperture all’estensione della vita delle tre centrali nucleari, o almeno di qualcuna. Ma c’è dibattito nella maggioranza di governo. Il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz, come nel suo stile, è possibilista ma mai deciso (aspetta uno studio sulla sicurezza per fine mese), il ministro liberale delle Finanze Christian Lindner è favorevole al prolungamento della vita dei reattori, mentre il ministro verde dell’Economia Robert Habeck da sempre anti nuclearista dice che sarebbe la scelta sbagliata perché si risparmierebbe poco gas: solo il 2-3 per cento.
L’opinione pubblica, che era favorevole alla fine del nucleare civile, ora per il 60 per cento vuole prolungare l’operatività dei reattori. Questo è, in sintesi, lo stato del dibattito a Berlino. Ma benché sia una questione interna, anche gli altri governi europei dovrebbero far sentire la propria voce. Per fare a Scholz, e soprattutto al verde Habeck, una semplice domanda: se la Germania non rinuncia ai suoi tabù ideologici sul nucleare per alleviare la sua crisi energetica, per quale motivo il resto d’Europa dovrebbe ridurre il consumo di gas in solidarietà con Berlino?