Editoriali
L'inverno si prospetta gelido e pure Tokyo passa al nucleare
La nuova fase energetica del governo di Kishida va avanti con nuove centrali, più piccole, locali, sicure e di nuova generazione
"Dipendere per quasi metà delle proprie forniture di gas da un paese che non ha mai smesso di inseguire il suo passato imperiale”, ha detto ieri Mario Draghi, “è l’esatto contrario della sovranità”. Solo ventiquattro ore prima il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, aveva annunciato la “nuova fase” del nucleare nel paese, che 11 anni fa ha vissuto l’incidente alla centrale di Fukushima e aveva rinunciato all’energia atomica, che rappresentava un terzo del fabbisogno.
“Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la situazione energetica globale è cambiata drasticamente”, ha detto Kishida. “Qualunque cosa accada a livello globale, dobbiamo preparare in anticipo tutte le misure possibili per ridurre al minimo l’impatto sulla vita delle persone”. Dopo l’incidente dell’11 marzo del 2011, i reattori giapponesi erano stati progressivamente spenti. Ma la terza economia del mondo è ormai alla disperata ricerca di approvvigionamenti per evitare i frequenti blackout, e secondo un think tank finlandese tra il 24 febbraio e la fine di luglio avrebbe importato dalla Russia carbone, petrolio e gas per 2,6 miliardi di dollari: una dipendenza insostenibile.
Nei piani dell’esecutivo Kishida c’è la riattivazione di 17 dei 33 reattori attualmente utilizzabili sul territorio giapponese, e l’allungamento della vita di alcune centrali. Ma l’obiettivo principale sarà quello di costruire centrali nucleari di nuova generazione – più piccole, locali, sicure – con l’intenzione di avviare il funzionamento commerciale nel 2030. Come nel resto del mondo, anche in Giappone l’opposizione è fortissima e bipartisan, e c’è da immaginarlo: è anche l’unico paese al mondo ad aver subito anche un bombardamento atomico, oltre a incidenti nelle centrali che negli anni Ottanta contribuirono enormemente alla crescita economica nipponica.
Il governo Kishida vuole puntare tutto sulla comunicazione della sicurezza, ma c’è anche un altro dato da considerare: i cambiamenti climatici hanno reso il Giappone un paese con un inverno molto, molto rigido.