Editoriali
Scholz il tiepido. Europeista lento che sa cambiare idea
Il cancelliere tedesco ha un approccio più flessibile sulla riduzione del debito, sulla politica estera comincia a seguire Macron e, se anche il suo concetto di Ue non si è rivelato molto originale, almento ci sono premesse positive
Il discorso di Praga di Olaf Scholz sulla sua visione del futuro dell’Unione europea è stato generalmente salutato come una svolta europeista. I trattati “non sono scolpiti nel marmo”, ha detto il cancelliere tedesco, aprendo alla fine dell’unanimità in alcuni settori della politica estera e della fiscalità e ad altre riforme istituzionali.
Sul Patto di stabilità, Scholz si è detto favorevole a un approccio più flessibile sulla riduzione del debito. Sulla politica estera, ha fatto suo il concetto di sovranità europea di Emmanuel Macron per “assumersi una maggiore responsabilità per la nostra sicurezza” e “difendere i nostri valori e interessi nel mondo”. Il presidente francese sarà felice anche dell’endorsement al suo progetto di “Comunità politica europea”.
Ma guardando più da vicino, l’Ue che ha in mente Scholz non ha molto di originale. La riforma dei trattati era già inclusa nel programma di coalizione con Verdi e Liberali. I dettagli presentati dal cancelliere sono mezze misure deludenti. Il voto a maggioranza inizialmente dovrebbe valere solo per i diritti umani o le sanzioni ed essere accompagnato da una nuova “astensione costruttiva”.
Alcune proposte, come aggiustare la composizione del Parlamento europeo alle dimensioni demografiche di un paese, avvantaggiano la Germania. Altre, come mantenere un commissario europeo per paese anche in un’Unione europea a 36 stati membri, costituiscono un passo indietro. La creazione di uno strumento di debito permanente dell’Ue rimane un tabù.
Le svolte di Scholz riguardano la fine delle illusioni su Russia e Cina (“la realpolitik del Ventunesimo secolo (…) significa coinvolgere amici e partner con valori condivisi e sostenerli per essere forti nella competizione globale”) e l’impegno fermo a favore dell’allargamento (compresa l’adesione di Ucraina, Georgia e Moldavia). Anche se con fatica e tempi lunghi, Scholz sa cambiare idea.