editoriali
L'Europa e la paura di vincere contro la Russia
Perché i nostri media tendono ad amplificare le analisi favorevoli a Putin?
Un mese fa l’Economist aveva pubblicato una copertina, chiedendosi se le sanzioni alla Russia stessero funzionando. Quel numero del settimanale britannico ha avuto un’eco formidabile in Italia: è stata rilanciato da tanti media, attivisti e anche qualche esponente politico per sostenere che le sanzioni non funzionassero, che fossero controproducenti e che quindi andassero rimosse. “Lo dice persino l’Economist!”, era il ritornello. La ricostruzione, ovviamente, era del tutto parziale. L’analisi del settimanale era, ovviamente, di tutt’altro tenore. Le sanzioni avranno un impatto enorme nel medio termine, soprattutto nei settori più avanzati che dipendono dalle importazioni tecnologiche occidentali. Ma non hanno prodotto un crollo immediato dell’economia russa. L’Economist evidenziava che la Russia sta reagendo meglio del previsto e che contro le grandi autocrazie le sanzioni, da sole, non bastano. Ma bisogna agire su più fronti.
Ma tanto era bastato a dire che le sanzioni vanno abolite. La scorsa settimana, invece, l’Economist ha pubblicato una copertina in cui si afferma che bisogna “portare a termine il lavoro” perché “l’Ucraina può vincere”. L’analisi parte dal successo della controffensiva ucraina nel nord-est, che sta ribaltando gli equilibri e l’inerzia del conflitto, sia sul piano militare sia su quello del morale. “La vittoria dell’Ucraina non è ancora certa, ma si intravede una strada”. Pertanto l’occidente dovrebbe inviare armi migliori e in maggiore quantità, e l’Europa dovrebbe “resistere al ricatto energetico di Putin”. Le sanzioni, pertanto, vanno mantenute: “Si può cavillare sui dettagli delle decisioni politiche, ma la cosa principale è mantenere la solidarietà”. Stranamente questa volta nessuno ha ripreso l’analisi dell’Economist. Troppo ottimista. Se in una parte minoritaria dell’opinione pubblica europea è forte il filoputinismo, in un’altra fetta più larga forse prevalgono il catastrofismo e la paura di vincere. Eppure l’eroismo degli ucraini avrebbe dovuto insegnare qualcosa.