Editoriali
Avanti con le sanzioni. L'Ue vuole far pagare al Cremlino l'escalation nucleare
Von der Leyen ha presentato l’ottavo pacchetto di misure contro la Russia. Tra i provvedimenti: tetto globale al petrolio russo e divieti di esportazione di tecnologia, prodotti chimici e componenti usate dal complesso militare, oltre all'embargo su merci che valgono 7 miliardi di euro. Ma Orbán potrebbe essere un problema
Dopo i falsi referendum per annettere i territori occupati in Ucraina e la minaccia nucleare lanciata da Vladimir Putin, Ursula von der Leyen ha presentato l’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia, spiegando che l’Unione europea è determinata “a far pagare il Cremlino per questa ulteriore escalation”. Tra le misure annunciate dalla presidente della Commissione c’è un meccanismo per imporre un tetto globale al prezzo del petrolio russo come concordato al G7, riducendo le entrate per il Cremlino. L’Ue dovrebbe imporre divieti di esportazione di tecnologia, prodotti chimici e componenti usate dal complesso militare e introdurre un embargo su merci russe che valgono 7 miliardi di euro. Simbolicamente, la Commissione propone una norma su misura di Gerhard Schröder, l’ex cancelliere tedesco che si è messo al servizio di Gazprom, Nord Stream e Rosneft: i cittadini europei non potranno più sedere nei consigli di amministrazione delle imprese statali russe.
L’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha annunciato che finiranno nella lista nera dell’Ue gli organizzatori dei falsi referendum, gli ufficiali dell’esercito impegnati nella mobilitazione e le persone o entità (anche non russe) che contribuiscono ad aggirare le sanzioni. Tuttavia il pacchetto annunciato da von der Leyen non contiene le sanzioni più dure chieste da Polonia, paesi baltici e Irlanda, come escludere Gazprombank da Swift o vietare le importazioni di uranio. E’ troppo alto il rischio di un veto di Viktor Orbán, che ha annunciato una consultazione popolare contro le sanzioni energetiche. Se vogliono essere efficaci, gli altri leader dell’Ue devono trovare un modo per neutralizzare il cavallo di Troia di Putin. Anche Giorgia Meloni, mentre si prepara a guidare l’Italia, ha un’occasione per concretizzare la promessa di sostenere l’Ucraina, convincendo il suo amico Orbán sulle sanzioni.