editoriali
Cara Ursula von der Leyen, non esiste solo Berlino
Perché la presidente della Commissione dovrebbe essere più europea e meno tedesca
Ursula von der Leyen questa settimana ha fatto un altro piccolo ed esitante passo nella direzione auspicata dall’Italia e altri quattordici paesi per introdurre un price cap sul gas nell’Unione europea. La presidente della Commissione ha inviato una lettera ai leader evocando la possibilità di introdurre “un limite al prezzo” in relazione all’indice Ttf di Amsterdam. I dettagli non sono conosciuti. Un portavoce di von der Leyen ha detto che il tetto non si applicherà al gas importato. Appena una settimana fa la Commissione aveva presentato il price cap all’ingrosso chiesto dall’Italia come la peggiore delle soluzioni a causa dei rischi per l’approvvigionamento. La mossa di von der Leyen potrebbe essere difensiva e simbolica, dopo le polemiche per il piano della Germania da 200 miliardi per aiutare imprese e famiglie. Simbolica è la sua proposta di usare RePowerEu per aiutare finanziariamente gli stati membri, invece di ricorrere a uno strumento di debito comune come quello chiesto dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton sul modello di Sure.
L’episodio illustra un problema della governance di von der Leyen. Nella crisi energetica – iniziata prima della guerra – la Commissione si è allineata alle politiche di Berlino. Acquisti congiunti di gas, disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità, price cap sul gas russo o sul gas in generale: ogni volta von der Leyen si è opposta, ha tergiversato, prima di cedere alla pressione degli altri stati membri o degli eventi. Nel frattempo, molte delle sue iniziative – su stoccaggi, riduzione della domanda, prelievi sui ricavi delle tecnologie inframarginali – venivano scritte più a Berlino che a Bruxelles e senza consultare alcune capitali. E’ così difficile per von der Leyen accettare il fatto che, a volte, delle proposte che non vengono dalla Germania possono essere le più efficaci? Servirebbe un po’ più di coraggio: von der Leyen guida l’esecutivo europeo, non quello tedesco.
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