editoriali
L'apatia democratica
Un deprimente sondaggio americano sulla poca volontà di difendere la libertà
Gli elettori americani sono convinti che la democrazia sia minacciata ma sembrano “apatici” verso questo pericolo, dice uno studio pubblicato dal New York Times assieme al Siena College. Un terzo di elettori indipendenti e una più piccola ma esistente parte di democratici dicono di essere disposti a votare anche candidati che non reputano legittimo l’esito elettorale del 2020 (la vittoria di Joe Biden) perché sono più preoccupati per l’economia che per la tenuta del loro sistema politico.
I dubbi sul funzionamento stesso delle elezioni sparsi da Donald Trump e dai suoi adepti hanno attecchito e così anche la fiducia nella democrazia è diventata una questione filtrata dall’orientamento politico, anche se ovviamente le cause differiscono. Per la maggior parte degli intervistati, il partito avverso costituisce “una grande minaccia alla democrazia”: per i repubblicani, la minaccia include il presidente Joe Biden, i media mainstream, il governo federale e il voto per posta; per i democratici, la minaccia include l’ex presidente Trump, la Corte suprema e il collegio elettorale. C’è un dato interessante sulle teorie complottiste del gruppo QAnon, il più estremo di tutti: soltanto il 4 per cento degli intervistati dice di credere a queste teorie, ma il 73 per cento dei repubblicani intervistati dice di non sapere abbastanza di queste teorie per giudicarle, cioè non le rifiuta del tutto.
Quel che sorprende e impensierisce è che la minaccia sia sentita ma non vale la pena battersi per eliminarla. Non si trova il terreno comune per farlo insieme, democratici e repubblicani, ma non si trova nemmeno la volontà di farlo. Proprio mentre gli iraniani e gli ucraini muoiono per difendere la propria libertà, l’apatia americana è un brutto spettacolo.
Cosa c'è in gioco