Editoriali
La guerra di Putin darà una spinta a rinnovabili e nucleare
Secondo l'Agenzia internazonale per l'energia la crisi energetica è una svolta storica perché potrebbe segnare la fine del ruolo di Mosca come attore energetico globale e accelerare la transizione verso nuove tecnologie sostenibili
Il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) non poteva essere più chiaro: l’invasione dell’Ucraina ha innescato una trasformazione che durerà decenni, un punto di svolta che ridurrà il ruolo di Mosca come attore energetico globale e accelererà la transizione verso le energie rinnovabili e il nucleare. Secondo il World energy outlook la Russia non tornerà più alle esportazioni di idrocarburi dell’anno scorso. Nel 2022 la quota russa di gas esportata a livello globale è diminuita del 30 per cento rispetto al 2021 e nel 2030 sarà dimezzata. Nello scenario meno severo l’Iea stima che nel 2030 le esportazioni di petrolio diminuiranno di un quarto, della metà nel peggiore.
L’economia russa era già vulnerabile, ma non se ne curava, affidandosi alle rendite petrolifere e all’importanza del gas, considerato da molti paesi europei un comodo combustibile fossile di transizione verso un modello a basse emissioni. Ora è finita. La crescita della domanda globale di gas aumenterà di meno del 5 per cento fino al 2030, per poi stabilizzarsi fino al 2050. Anche il tasso di crescita della domanda cinese rallenterà, del 2 per cento all’anno tra il 2021 e il 2030 rispetto a una crescita del 12 per cento all’anno del periodo 2010-2020. Una conseguenza dell’aumento della produzione di elettricità attraverso le rinnovabili, che spiega lo scarso interesse della Cina per la costruzione di nuovi gasdotti russo-cinesi.
Vladimir Putin non ha tratto lezioni da tutto questo, ma gli europei? Tra marzo e settembre per sostituire il gas nella produzione di energia elettrica è stata usata sia l’energia “sporca” del carbone sia quella pulita delle rinnovabili, ma a differenza dell’Asia si tentenna nel tenere aperte le centrali nucleari esistenti e si rinuncia a svilupparne di nuove. La crisi energetica del 2022 è una svolta storica, le tesi in favore dello sviluppo di rinnovabili e centrali nucleari più moderne non avevano bisogno di una spinta, ma dopo la guerra in Ucraina sono più forti che mai. Anche perché affiancano l’obiettivo della sicurezza energetica.