editoriali
L'Onu cade sull'antisemitismo
Si schiera contro la definizione dell’Ihra, dimenticando il suo passato
La campagna internazionale per l’adozione della definizione di antisemitismo dell’Alleanza per la memoria dell’Olocausto (Ihra) dovrebbe essere sospesa, ha detto all’Assemblea generale il relatore speciale delle Nazioni Unite sul razzismo Tendayi Achiume. “Controversa, divisiva e negativa”, così Achiume descrive la definizione dell’Ihra sull’antisemitismo. La dichiarazione contro la definizione adottata da almeno trentotto paesi è stata respinta da Stati Uniti, Canada e Israele, nonché dall’Unione europea. Un inviato degli Stati Uniti ha accusato il rapporto di Achiume di “politicizzare la definizione dell’Ihra”, perché includerebbe nello spettro dell’antisemitismo anche certe critiche a Israele.
L’Ihra mette all’indice una serie di manifestazioni dell’antisemitismo contemporaneo, a partire dal negazionismo e passando per l’incitare, sostenere o giustificare l’uccisione o la violenza contro gli ebrei; accusare dei cittadini ebrei di essere più leali a Israele, o a supposte priorità degli ebrei in tutto il mondo, che agli interessi della loro stessa nazione; sostenere tesi mendaci, disumanizzanti, demonizzanti o stereotipate sugli ebrei in quanto tali o sul potere degli ebrei come collettività; negare al popolo ebraico il suo diritto all’autodeterminazione, cioè sostenere che l’esistenza d’Israele è un atto di razzismo; oppure ritenere gli ebrei collettivamente responsabili per le azioni d’Israele. Non è un testo vincolante, ma è un quadro giuridico, morale e politico indispensabile per combattere una piovra planetaria dai molti tentacoli. E l’Onu dovrebbe essere più cauta sull’antisemitismo. Il 10 novembre 1975 l’Assemblea generale adottò la risoluzione 3379 in cui si sanciva che “il sionismo è una forma di razzismo”. Ci vorranno ben sedici anni per abrogarla. Ma il suo spirito sembra aleggiare ancora nel Palazzo di vetro.