Editoriali
Netanyahu formerà il prossimo governo di Israele. Una proposta per i moderati
Domenica Bibi riceverà l'incarico per il nuovo esecutivo, il sesto guidato da lui. Sarà composto da un'alleanza estremamente conservatrice che comprende, oltre al Likud, i partiti più a destra e con una grande connotazione religiosa. E questo preoccupa il mondo
Domenica Benjamin “Bibi” Netanyahu riceverà l’incarico per formare il nuovo governo di Israele, il sesto guidato da lui. Il presidente Isaac Herzog ha detto in un comunicato: “Alla fine delle consultazioni, 64 membri della Knesset hanno raccomandato alla presidenza di indicare come capo del governo il presidente del Likud Benjamin Netanyahu”. Altri 28 parlamentari hanno indicato il premier uscente, Yair Lapid, come primo ministro e gli altri non hanno dato indicazioni (la Knesset ha 120 parlamentari). Netanyahu ha ottenuto 32 seggi alle elezioni del primo novembre, Lapid 24 e la coalizione Sionismo religioso è arrivata terza con 14 seggi. Bibi ha 28 giorni per formare il governo dopo aver ricevuto formalmente l’incarico e con tutta probabilità, stando anche alle dichiarazioni fatte in campagna elettorale e dopo il voto, sceglierà di formare una coalizione con Sionismo religioso e altri due partiti ultraortodossi, Shas e Giudaismo unito nella Torah, che hanno ottenuto 11 seggi. Tra i nuovi partner di Netanyahu c’è il controverso Itamar Ben-Gvir, che potrebbe ottenere un ministero (lui vorrebbe la Pubblica sicurezza) e che, come ha detto anche il presidente Herzog, “preoccupa il mondo” perché è un ultranazionalista che faceva parte dell’ala giovanile del movimento Kach che è considerato un’organizzazione terroristica da parte degli Stati Uniti.
Da anni Netanyahu lavora e collabora con i partiti più a destra di Israele con una grande connotazione religiosa e con un consenso in aumento degli elettori. L’alleanza che si prospetta oggi è la più conservatrice possibile e questo preoccupa il mondo, tanto che alcuni, come l’Economist, dicono a Lapid di sparigliare e di aprire un dialogo di governo con Netanyahu, per tenere il Likud, Netanyahu e quindi Israele, ancorato al centro, cosa che potrebbe essere decisiva non soltanto per il futuro del paese ma anche per gli equilibri regionali e del resto del mondo.