Editoriali
In Alaska i repubblicani moderati e i democratici hanno fermato i trumpiani
I risultati delle elezioni di midterm americane sono arrivate anche per l'ultimo stato rimasto e hanno premiato i centristi, con Mary Peltola, e i moderati, come la senatrice uscente Lisa Murkowski
Con l’arrivo dei risultati dall’Alaska si sono chiuse le elezioni di metà mandato. Le lunghe tempistiche, superiori alle due settimane, si spiegano per la difficoltà del territorio e una particolare legge elettorale. Arrivano però delle conferme: anche in uno stato tendenzialmente repubblicano come l’Alaska, che vota per il candidato conservatore alle presidenziali sin dal 1964, gli elettori rigettano il messaggio trumpiano e i suoi complottismi.
Perdono dunque le candidate Kelly Tshibaka al Senato e Sarah Palin alla Camera, quest’ultima vecchia conoscenza della politica americana, con una carriera che l’ha vista passare dall’essere scelta come candidata alla vicepresidenza nel 2008 al travestirsi da orso canterino in uno show televisivo del sabato sera. Dopo essere diventata la paladina dei No vax ed essersi fatta multare in un ristorante di New York per essere andata a cena mentre era positiva al Covid, Palin è tornata dopo anni in Alaska per “combattere l’amministrazione di sinistra di Joe Biden”. La sua avversaria, Mary Peltola invece, ha spiegato la sua volontà di trovare soluzioni per combattere il cambiamento climatico senza perdere però la preziosa attività estrattiva di gas e petrolio nel territorio statale, difendendo l’ambiente e i posti di lavoro allo stesso tempo, senza eccessi ideologici.
Qualche analista diceva che comunque i dem non avevano possibilità di vittoria. I fatti hanno invece hanno premiato il messaggio centrista di Peltola, così come quello della senatrice repubblicana uscente Lisa Murkowski, già sopravvissuta nel 2010 alla sfida di un candidato del Tea Party e oggi vincitrice contro la sua avversaria Kelly Tshibaka, sostenuta da Donald Trump con un comizio lo scorso luglio per cacciare la Murkowski, rea di aver votato contro di lui nel secondo processo d’impeachment. Anche nel più giovane degli stati americani, dunque, il trumpismo del fervore ideologico senza soluzioni concrete viene sconfitto dai moderati.