Il pil tedesco meglio del previsto è una buona notizia anche per l'Italia
L'economia italiana è legata a doppio filo a quella della Germania e un'eventuale recessione avrebbe conseguenze anche dalle nostre parti
Va bene, non è la locomotiva di qualche anno fa, ma la notizia che la Germania sia precipitata in recessione è destituita di fondamento, almeno fino a oggi. Forse la caduta arriverà l’anno prossimo, però è meglio astenersi da qualsiasi drastica conclusione. Il terzo trimestre dell’anno è stato fiacco, ma meno del previsto, con una crescita dello 0,4 per cento invece che dello 0,3 stimato. Il trimestre precedente era stato peggiore, il pil si era mosso appena di un decimale di punto. L’Ufficio statistico federale calcola, in base ai dati diffusi ieri, un aumento del pil pari all’1,2 per cento rispetto a un anno prima, un risultato né positivo né negativo, perché si prevedeva l’1,7, ma la lettura dei primi dati aveva mostrato uno stentato 1,1.
Come sappiamo l’Italia sta andando meglio, molto meglio se prendiamo il dato tendenziale (si stima che il 2022 chiuderà a più 3,8 per cento) e l’anno prossimo, pur rallentando, riuscirà a restare sopra la soglia psicologica della crescita zero. Non c’è da stappare champagne in Europa, tuttavia non si vede quella recessione gravissima raccontata dal circo mediatico-politico. Poteva andare peggio con l’inflazione a due cifre, i prezzi dell’energia fuori controllo, una pandemia ancora non domata e, soprattutto, la guerra in Ucraina. Dunque, nervi saldi e redini ben ferme, i governi non possono fare molto. Nemmeno quello tedesco. Vedremo, quando saranno resi noti i dettagli, quanto incidono le manovre di sostegno quanto ha pesato il calo dell’export e quanto la tassa energetica ha tosato i redditi fissi.
Ma al di là della congiuntura, la Germania si trova di fronte a una grande questione strutturale. “E’ in crisi il nostro modello”, ha detto il presidente Frank-Walter Steinmeier, basato su gas a basso prezzo dalla Russia, export trainato dalla Cina, stabilità dei prezzi e buoni del Tesoro diventati beni rifugio. La revisione della catena produttiva costringe le imprese a ripensare il loro modo di produrre e porta costi più elevati. E’ un processo di medio periodo che riguarda da vicino l’Italia, la cui economia è legata a doppio filo a quella tedesca. Dunque, guai a gufare contro la Germania, bisogna comprenderla anche se parlarne bene può essere difficile, come scriveva Thomas Mann.
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