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In Cina nuove proteste contro la strategia Zero Covid. Ma difficilmente Xi tornerà indietro
Dopo l'incendio in un appartamento che ha ucciso dieci persone, in tutto il paese si moltiplicano le tensioni. In alcune zone le autorità hanno deciso di allentare i controlli. Ora il rischio è una nuova stretta autoritaria
Pechino (LaPresse)
Pechino (LaPresse)
Pechino (LaPresse)
Pechino (LaPresse)
Pechino (LaPresse)
Pechino (LaPresse)
La Cina è intrappolata nella politica Zero Covid imposta da Xi Jinping. Non può muoversi da lì, non può rinnegare sé stessa, e infatti si continuano a costruire centri di isolamento/detenzione per contagiati. Allo stesso tempo, la situazione sta diventando sempre più calda.
Nello Xinjinag, la regione autonoma dove risiede la perseguitata minoranza musulmana e turcofona degli uiguri, sono in lockdown da agosto. A Urumqi l'altra notte c'è stato un incendio in un appartamento che ha ucciso dieci persone, e l'incidente ha generato una protesta spontanea per le strade contro le autorità, che ha bucato la censura, perfino davanti al palazzo del governo locale. Dopo 24 ore il consiglio municipale ha deciso di allentare il controllo sul movimento delle persone.
Nel frattempo però qualcosa è successo e sta succedendo più o meno ovunque in Cina. Non solo il caso della Foxxcon, ma video di proteste, di corse al supermercato per paura di nuovi lockdown, di gente che reagisce e viene assalita dai manganelli delle autorità continuano a circolare online sui social, anche su Twitter, e verificati dai giornali internazionali.
Qualcuno si domanda come andrà a finire. La risposta più immediata e intuibile è: più controllo, più coercizione, più isolamento internazionale della Cina. Difficilmente il Partito tornerà indietro in questo caso. Ricordo inoltre che una misura d'emergenza sanitaria è perfetta anche per evitare la condanna formale internazionale, quindi Xi può portarla avanti senza aspettarsi che Macron o Biden gli dicano qualcosa.
Cosa c'è in gioco