Editoriali
Berlino cancella Otto von Bismarck. La mossa del ministero di Baerbock
La sala conferenze dell'Auswärtiges Amt, gli Esteri tedeschi, cambia nome: prima dedicata al Cancelliere di ferro, ora è intitolata all’Unità della Germania. L'ennesimo atto dal sapore di cancel culture
Giorni fa la ministra degli Esteri di Berlino esponente dei Verdi Annalena Baerbock ha rinominato la sala conferenze dell’Auswärtiges Amt, la Farnesina tedesca, da “Sala Bismarck” a “Sala dell’Unità tedesca”. Una mossa un po’ ambigua: l’Unità tedesca si festeggia in Germania il 3 ottobre a ricordo del 3 ottobre del 1990, quando la Ddr si dissolse nella Repubblica federale tedesca, che istituì cinque nuovi Länder sui territori appena liberatisi dal socialismo reale.
Per alcuni la Germania avrebbe dovuto scegliere la data del 9 novembre 1989, il giorno della caduta del Muro di Berlino, ma poiché il 9 novembre è anche la data della spaventosa Kristallnacht del 1938 alla fine si optò per il 3 ottobre. Baerbock non è la prima a prendere le distanze da Bismarck: nel 2015 anche il suo predecessore Frank-Walter Steinmeier disse che il Cancelliere di ferro “non è affatto l’esempio della nostra politica estera”. Cambiando il nome alla sala, una mossa dal sapore di cancel culture, la ministra ha anteposto l’Unità tedesca alla non meno importante Unificazione tedesca, guidata dalla Prussia di Otto von Bismarck.
Nel 1867 il Cancelliere di ferro divenne capo del governo della Confederazione germanica e nel 1871 dell’Impero tedesco. Fu ancora lui a fondare l’Auswärtiges Amt e il primo a guidarlo. Alla Bild un portavoce ha spiegato che il nuovo nome tiene conto della tradizionale linea del ministero “in gran parte ancorata nella storia democratica della Germania”. Non in quella militarista, nazionalista e anche maschilista della Prussia prima, e dell’Impero poi. Esponente del suo tempo, il Cancelliere di ferro non fu però tutto baffi, colonialismo e baionetta: a lui si devono anche il primo sistema pensionistico d’Europa e le prime assicurazioni malattia e infortuni. Il welfare moderno, insomma, lo ha inventato lui. Chissà che non gli ridedichino una sala conferenze al ministero del Lavoro e degli Affari sociali.