Continuano le indagini
Oltre al Qatar, a tentare di corrompere i parlamentari Ue c'è anche il Marocco
L'udienza preliminare del tribunale di Bruxelles conferma la detenzione di Panzeri e di Giorgi, che interrogato ha confermato le accuse a suo carico. Entrambi avrebbero avuto inoltre contatti con l'intelligence marocchina
Qatar gate è l'appellativo attribuito allo scandalo di corruzione che ha travolto nei giorni scorsi il Parlamento europeo. Un'indagine che ruota attorno alla ong Fight impunity dell'ex eurodeputato Antonio Panzeri e a un milione e mezzo di euro. Dalle prime notizie emerse in merito al fascicolo della procura federale belga aperto per i reati di associazione a deliquere, corruzione e riciclaggio di denaro, il paese su cui si era concentrata l'attenzione era il Qatar, che avrebbe infatti corrotto una rete di funzionari per promuovere la sua immagine nelle sedi europee. Ora si è aggiunto però un altro tassello, anch'esso centrale: il Marocco.
Secondo quanto riportato da Repubblica, il Vsse (i servizi segreti belgi) è venuto a conoscenza cinque mesi fa di una rete di individui che lavorava per conto di Marocco e Qatar. E se lo scopo del Qatar era edulcorare il dibattito sul rispetto dei diritti umani nel paese, quello del Marocco sembrerebbe legato a fattori geopolitici. In particolare, l'obiettivo sarebbe stato quello di impedire all'Ue di intromettersi nella questione dell'occupazione del Sahara occidentale da parte di Rabat e, allo stesso tempo, tendere ad avere meno problemi possibili legati ai flussi migratori nella regione.
Spunterebbero perciò due figure chiave, legate al Dged, i servizi segreti marocchini. Belharace Mohammed, un ufficiale dell'intelligence marocchina, che avrebbe dato l'avvio ai contatti con il gruppo e Abderrahim Atmoun, l'ambasciatore del Marocco in Polonia, che ha funzionato da intermediario. Ad Atmoun, Panzeri avrebbe affidato regali da trasferire nel paese magrebino. Inoltre, le informazioni del Vsse conducono a una terza persona. Si tratta di Mansour Yassine, direttore generale dell'intelligence del Marocco. Lo stesso Panzeri sarebbe volato nel paese magrebino per incontrare Yassine nel luglio del 2021 e, secondo i servizi belgi, i quali confermano con certezza che l'incontro sia stato almeno organizzato, lo scopo del colloquio sarebbe stato discutere la futura "strategia" del Parlamento europeo. In questo quadro Francesco Giorgi, ex collaboratore di Panzeri al'Europarlamento e compagno della ex vicepresidente del Parlamento Eva Kaili, risulta come figura secondaria, mentre a gestire l'accordo sarebbero stati Panzeri e l'europarlamentare Andrea Cozzolino. Quest'ultimo, sebbene si sia autosospeso, non è però indagato.
Ad oggi, infatti, a seguito dell'udienza preliminare, ciò che emerge dalla Camera di Consiglio del tribunale di Bruxelles è la conferma della "detenzione preventiva di Francesco Giorgi e Antonio Panzeri". Il primo, interrogato ieri, avrebbe confermato la veridicità delle accuse a suo carico e il suo ruolo di "cassa" dell'organizzazione. Ai due si aggiunge Niccolò Figà-Talamanca, terzo indagato nello scandalo, il quale "resta ugualmente detenuto, ma con la modalità del braccialetto elettronico”. Mentre, per la ex vicepresidente greca del Parlamento Ue, Kaili, il dossier è stato rimandato al 22 dicembre.