Tra virgolette
Quanto la sicurezza europea è ancora vulnerabile alle pressioni russe
L’invasione russa in Ucraina ci ha fatto ripensare l’architettura della difesa. Il blocco dell’Osce e la nuova Cpe
Pubblichiamo ampi stralci di un editoriale del think tank britannico Royal United Services Institute (Rusi) dal titolo: “Architettura di sicurezza europea: contro la Russia o con la Russia?”.
A quasi un anno dalla prima grande guerra tra stati dal 1945, gli accordi di sicurezza cooperativa dell’Europa sono in fase di supporto vitale”, scrive Peter Jones, distinguished fellow del Rusi ed ex diplomatico britannico. “L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) è bloccata; la nascente Comunità politica europea (Cpe) è una tela bianca”. Secondo Jones, i paesi europei devono affrontare con urgenza il problema di come ottenere non solo la sicurezza per l’Ucraina, ma anche una stabilità più ampia. I progressi richiedono accordi di difesa mirati e un pensiero creativo che vada oltre le alleanze e le agende tradizionali. “Può sembrare arcano considerare l’architettura della sicurezza mentre infuria la guerra. Ma il presidente russo Vladimir Putin, quando ha invaso l’Ucraina, ha preso a martellate anche la sicurezza europea. Che la Russia avesse in mente entrambi gli obiettivi è dimostrato dalle proposte presentate nel dicembre 2021 per un accordo di sicurezza Russia-Nato e uno parallelo Russia-Stati Uniti, che prevedeva il divieto di dispiegamento in avanti delle forze rispetto alle disposizioni del 1997 e l’esclusione dell’allargamento della Nato. Non si trattava solo dell’Ucraina”. Per l’ex diplomatico britannico la sicurezza dell’Ucraina, la stabilità dell’Europa e le relazioni della Russia con il continente sono intrecciate.
Mettere in sicurezza l’Ucraina
Jones scrive che “l’Ucraina ha combattuto abilmente ma rimane dipendente dalle armi e dalle munizioni occidentali”. A Bucarest, il 29-30 novembre 2022, i ministri degli Esteri della Nato si sono impegnati a “intensificare ulteriormente il sostegno politico e pratico”, tra cui il rafforzamento della resilienza ucraina attraverso il contrasto alla disinformazione russa, l’assistenza alle riparazioni delle infrastrutture energetiche e la protezione dagli attacchi missilistici, nonché il rafforzamento dell’interoperabilità delle forze a lungo termine. “Finora l’attenzione si è concentrata sul sostegno dei singoli alleati”; tuttavia, dice Jones, l’invasione ha cambiato radicalmente il panorama dell’Alleanza nel suo complesso. L’Ucraina è ora la linea del fronte della Nato. E quando i combattimenti cesseranno, la sicurezza dell’Ucraina richiederà la certezza del continuo impegno degli alleati. Secondo Jones non è una questione di appartenenza alla Nato e di protezione ai sensi dell’articolo 5 del Trattato nordatlantico: “Ciò che conta di più ora è la certezza che le armi, le munizioni e l’addestramento dell’occidente continueranno su scala sufficiente per consentire all’Ucraina di vincere la guerra. Occorre inoltre garantire che il sostegno pratico continuerà e sarà disponibile in caso di – e per scoraggiare – ulteriori aggressioni russe. E’ necessario discutere le possibili garanzie di sicurezza. Anche la Nato beneficerà di un partenariato di sicurezza sempre più stretto con un’Ucraina che dispone di forze ben equipaggiate e sempre più in grado di interagire con la Nato. L’Ucraina uscirà da questa guerra come una risorsa per l’Alleanza”.
Stabilizzare l’Europa
Le sfide per la sicurezza persistono anche in altre zone dell’area Osce di 57 nazioni, tra cui parti dei Balcani occidentali, il Caucaso meridionale e l’Asia centrale. I ministri degli Esteri dell’Osce si sono riuniti a Lodz, in Polonia, l’1 e il 2 dicembre 2022, in un momento di sfide senza precedenti per l’organizzazione. “Gli eventi del 2022 sottolineano che i princìpi fondamentali dell’Osce, enunciati nell’Atto finale di Helsinki – tra cui l’astensione dalla minaccia o dall’uso della forza, l’inviolabilità delle frontiere, l’integrità territoriale degli stati e la risoluzione pacifica delle controversie – sono più importanti che mai. Non si tratta di banalità storiche, ma di elementi essenziali per la sicurezza e la giustizia internazionali. Sono importanti a livello globale e per l’area Osce. Dovrebbero essere importanti anche per la Russia, viste le sfide che deve affrontare”, si legge sull’editoriale del Rusi.
Per Jones il 50esimo anniversario dell’inizio del processo di Helsinki, nel 2023, dovrebbe essere un invito all’azione. “L’Osce potrebbe ancora avere un ruolo da svolgere nel garantire una pace duratura quando le armi taceranno in Ucraina: gli accordi di Minsk del 2014-15 sono stati negoziati in un contesto Osce e prevedevano un ruolo di monitoraggio e verifica dell’Osce. Anche le misure di rafforzamento della fiducia e della sicurezza previste dal Documento di Vienna restano applicabili, anche se necessitano di un aggiornamento. E l’Osce ha ora un concorrente, sotto forma di Cpe”. La prima riunione della Comunità politica europea si è svolta a Praga il 6 ottobre 2022 e ha riunito 44 leader europei con l’obiettivo di “promuovere il dialogo politico e la cooperazione... al fine di rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità del continente europeo”. Sembra l’Osce, privata dei suoi elementi non europei, scrive l’ex diplomatico. Una comunità più ampia che affonda le sue radici nel suolo dell’Ue ma che a Praga ha abbracciato anche paesi come Armenia, Azerbaigian, Ucraina, Georgia, Moldavia, sei paesi dei Balcani occidentali, quattro paesi dell’Associazione europea di libero scambio, la Turchia e il Regno Unito. Russia e Bielorussia non sono state invitate.
Verso un Consiglio di sicurezza europeo?
Jones propone l’istituzione di un forum europeo sulla sicurezza: “Un modello organizzativo potrebbe essere quello del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con un mix di membri permanenti e altri paesi che partecipano a rotazione. I membri permanenti di un forum di sicurezza europeo potrebbero includere gli attori più potenti del continente – Francia, Germania, Polonia, Turchia, Ucraina e Regno Unito”. Secondo l’ex diplomatico dovrebbe esserci anche un collegamento istituzionale con la Nato, l’organizzazione di difesa collettiva dell’Europa e l’essenziale legame di sicurezza del continente con gli Stati Uniti. E il mandato del forum potrebbe essere simile all’articolo 4 del Trattato nordatlantico: consultazioni ogni volta che l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di uno stato europeo sono sotto minaccia. Potrebbe avere il diritto di richiedere il coinvolgimento dell’Onu o della Nato, o di invitare coalizioni ad hoc di volenterosi a intraprendere azioni diplomatiche o militari in conformità con il diritto internazionale. Il forum potrebbe lavorare in tandem con l’Osce per promuovere i princìpi di Helsinki e considerare nuove misure per proteggere le popolazioni civili. “L’aggressione della Russia ha nuovamente focalizzato l’attenzione sulla necessità critica di proteggere i civili e le infrastrutture civili, finora trascurate nelle discussioni sulla sicurezza europea”, scrive Jones.
Contro la Russia o con la Russia?
La Russia è quindi “destinata a uscire dalla sua guerra contro l’Ucraina più debole, isolata e meno capace di proiettare potenza”. Secondo Peter Jones, Mosca sarà preoccupata per la comparsa di crepe nella sua stessa Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto): il vertice del 23 novembre 2022 è stato caratterizzato dal rifiuto del primo ministro armeno Nikol Pashinyan di firmare una dichiarazione congiunta sull’assistenza al suo paese. Tuttavia, dice Jones, non ci può essere conforto per gli altri paesi né una pace stabile se la Russia si confronta con l’Europa. Rimane aperta una strada diversa: quella di un impegno costruttivo della Russia nella sicurezza europea, di un posto al tavolo di comando e di un rapporto funzionale con gli interlocutori internazionali, compresa la Nato. Ma ciò non avverrà senza un cambiamento fondamentale della condotta russa e senza giustizia e responsabilità per la distruzione causata dalla guerra di Putin: “La sicurezza collettiva non può essere tenuta in sospeso fino a quando la Russia non sarà disposta e in grado di diventare un attore di sicurezza responsabile. Fino ad allora, la sicurezza europea deve essere organizzata in opposizione a Mosca”.
(traduzione di Priscilla Ruggiero)