Editoriali
Tutto quello che la Bulgaria ha fatto per l'Ucraina di nascosto dai putiniani interni
Buona parte della classe politica del paese, compresi i partner di coalizione dell’ex premier, Kiril Petkov, non voleva affatto aiutare Kyiv, anzi semmai avrebbe sostenuto Vladimir Putin.
Diesel e munizioni: così il governo bulgaro ha aiutato l’Ucraina all’inizio dell’aggressione della Russia. Segretamente, perché buona parte della classe politica del paese, compresi i partner di coalizione dell’ex premier, Kiril Petkov, non voleva affatto aiutare Kyiv, anzi semmai avrebbe sostenuto Vladimir Putin. Nei primi giorni di guerra, Petkov decise di licenziare il suo ministro della Difesa che ammiccava a Mosca, aprendo così un fronte interno che si sarebbe poi rivelato fatale per la sua stessa carriera da premier. Il ministro degli Esteri di Kyiv, Dmytro Kuleba, ha detto alla Welt: “Kiril Petkov ha dimostrato la sua integrità, e gli sarò sempre grato per aver usato tutta la sua abilità politica per trovare una soluzione”. Petkov ha detto che, assieme al ministro delle Finanze, Assen Vassilev, ha fornito all’Ucraina il 30 per cento delle munizioni di produzione sovietica di quelle che si sono dimostrate necessarie nei primi mesi dell’assalto russo, e il 40 per cento del diesel, sempre in quelle stesse settimane cruciali.
Sofia non ha rifornito direttamente l’Ucraina, ma ha permesso ad alcuni intermediari bulgari di vendere ai loro omologhi in Ucraina o negli stati membri della Nato, e ha mantenuto aperti i suoi collegamenti aerei con la Polonia e le rotte terrestri attraverso la Romania e l’Ungheria. Il governo bulgaro, nel giugno dello scorso anno, aveva anche chiuso lo spazio aereo per impedire al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, di raggiungere il governo amico della Serbia. La rappresaglia di Mosca era già cominciata: attacchi informatici paralizzanti, un’operazione dei servizi segreti (70 diplomatici russi sono stati espulsi per spionaggio tra marzo e giugno dello scorso anno) e il blocco delle forniture di gas da cui il paese era fortemente dipendente. Petkov si organizzò con il gas liquefatto arrivato dall’America, “un segnale politico a tutta l’Europa”, disse: “Ci sono sempre vie d’uscita dalla dipendenza dalla Russia”. A dicembre, il Parlamento di Sofia ha votato a favore dell’invio delle armi all’Ucraina
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