editoriali
In Russia la normalità non è più ammessa, la paura dell'assedio è necessaria
I sistemi antimissile e gli omaggi ai monumenti ucraini: le due risposte alla guerra del Cremlino
Vicino al Cremlino, sul tetto del ministero della Difesa russo e in altri punti della città di Mosca, sono apparsi dei sistemi Pantsir-S1 per la difesa aerea. Sono circolate parecchie foto con le gru intente a montare questa corazza per la capitale russa che improvvisamente si scopre vulnerabile. Non ci sono state conferme ufficiali sull’arrivo dei Pantsir a vigilare sui tetti di Mosca, ma la spettacolarità dell’evento suggerisce che il presidente Vladimir Putin in parte inizia a sentirsi scoperto – tra le ragioni per cui evita eventi programmati con molto pubblico, telecamere e appuntamenti tradizionali c’è anche la possibilità che non voglia far conoscere i suoi spostamenti perché teme un attacco – e in parte vuole che i russi inizino a percepire la guerra come una questione di necessità: serve a proteggere e difendere. Che sia stato lui ad aggredire è secondario. La normalità non è più ammessa, la paura dell’assedio è necessaria, il vittimismo è raccomandato. Questa è la ricetta che potrebbe portare alla terza fase della guerra in Russia, le prime due sono state: “L’operazione militare non vi riguarda”, poi vi riguarda un po’ perché occorre qualche soldato in più e, infine, vi riguarda tutti. Mentre puntati contro il cielo compaiono i cannoni dei Pantsir, a terra spuntano delle mele. In Russia ci sono delle statue dedicate alla cultura ucraina, come quella per la poetessa Lesja Ukraïnka a Mosca. Ai suoi piedi, da quando un missile Kh-22 russo ha squarciato un palazzo residenziale a Dnipro causando più di quaranta morti, alcuni cittadini hanno iniziato a portare dei fiori rossi e anche delle mele. L’immagine della cucina di Dnipro rimasta intatta nel mezzo della devastazione, quella natura morta sulla tavola di un paese aggredito che emanava calore è arrivata a tutti, come un istante di vita familiare rubato da uno spioncino. E’ arrivato anche in Russia e qualcuno, di notte, va a omaggiare i simboli ucraini, vicino ai quali, ogni tanto, spunta un poliziotto pronto a fermare questi gesti di solidarietà.
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