Editoriali
La Turchia pone il veto all'ingresso della Svezia nella Nato dopo il rogo del Corano
In risposta alle proteste dello scorso fine settimana a Stoccolma e del gesto del provocatore di estrema destra Rasmus Paludan davanti all'ambasciata turca, Erdogan ha detto che non sosterrà l'adesione all'alleanza atlantica del paese scandinavo
Il presidente della Turchia ha detto che la Svezia non deve aspettarsi sostegno per l’adesione alla Nato dopo le proteste del fine settimana a Stoccolma da parte di un attivista anti-islamico e di gruppi filo-curdi. Recep Tayyip Erdogan ha criticato la protesta contro il Corano di Rasmus Paludan, dicendo che era un “insulto ai musulmani”. Ha anche attaccato le autorità svedesi per aver permesso che la manifestazione si svolgesse davanti all’ambasciata turca a Stoccolma. Erdogan ha detto che se la Svezia non mostrerà rispetto per la Turchia o i musulmani, allora “non vedranno alcun sostegno da parte nostra sulla questione della Nato”. Non bastavano i ricatti di Erdogan alla Svezia sui curdi. Ora ci si mette anche la vecchia questione della libertà di espressione. Paludan non è Charlie Hebdo, non ha un programma libertario e liberale di critica della religione nelle società occidentali. Si tratta di un populista e provocatore danese.
Ma la Svezia non è la Turchia, non esistono leggi che impediscano a una persona di bruciare un libro in piazza, anche se si tratta di scene che ricordano i roghi dei romanzi di Salman Rushdie. Si può discutere dell’opportunità o meno di simili iniziative e provocazioni, che tuttavia non sono imputabili a nessun governo europeo. Erdogan ha invece la tendenza a dare di “matto” a chi, come Emmanuel Macron, dopo la decapitazione di Samuel Paty disse che la Francia e l’Europa non avevano codici di blasfemia come in Pakistan e in Arabia Saudita che portano alla pena di morte dei rei. La Svezia ha diritto di entrare nella Nato, a dispetto di Paludan e di Erdogan.