editoriali
Che fine fa il piano Mattei se l'Ue introduce dazi e restrizioni ai paesi d'origine?
In vista del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio, l'Ue sta discutendo sulla possibilità di utilizzare sanzioni nei confronti dei paesi che non accettano rimpatri e riammissioni
L’Unione europea dovrebbe usare di più il “bastone” con i paesi di origine e transito, imponendo restrizioni sui visti e sanzioni economiche contro chi non collabora sui rimpatri. E’ questa l’idea che sta prendendo sempre più piede in vista del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio. Una prima discussione c’è stata giovedì a Stoccolma in una riunione informale dei ministri dell’Interno. C’è “consenso” tra i ventisette per utilizzare le restrizioni sui visti nei confronti dei paesi che non accettano rimpatri e riammissioni, ha detto il ministro svedese per le Migrazioni, Maria Malmer Stenergard.
Il Consiglio europeo potrebbe andare oltre. Nella bozza di conclusioni si afferma la volontà di usare “come leva” con i paesi d’origine “tutte le politiche rilevanti e gli strumenti dell’Ue”, inclusi gli aiuti allo sviluppo e il commercio. Se approvato dai leader, il “bastone” segnerebbe un cambio radicale di rotta dell’Ue, che finora aveva preferito utilizzare la “carota” per convincere a collaborare: aiuti finanziari, assistenza tecnica e sostegno politico.
Gli esperti esprimono seri dubbi sull’efficacia del “bastone”. Le sanzioni sui visti finora sono state usate solo con il Gambia. La Commissione ha minacciato Iraq, Senegal e Bangladesh. Solo con quest’ultimo ha iniziato a cooperare, ma gli stati membri esitano a colpire Iraq e Senegal per non compromettere le relazioni in settori più importanti. Ancora più controverso è l’uso delle preferenze commerciali e della politica di sviluppo, imponendo dazi e tagliando gli aiuti ai paesi che non collaborano. Il risultato sarebbe di impoverirli ancora di più, incentivando le partenze verso l’Ue. Al governo di Giorgia Meloni l’approccio del “bastone” forse piace ideologicamente. Ma prima del Consiglio europeo farebbe bene a porsi una domanda: che fine farà il suo piano Mattei per l’Africa, se l’Ue alienerà i paesi africani con meno aiuti, più dazi e restrizioni sui visti?