editoriali
La violenza dei poliziotti di Memphis su Tyre Nichols, picchiato a morte
Cinque agenti hanno pestato per tre minuti il ragazzo che è morto dopo tre giorni di agonia. Quel video che mostra la violenza che l’America non sa contenere
Tre minuti di pestaggio, il ricovero in ospedale, tre giorni in agonia, poi la morte. Tyre Nichols, ventinove anni, ultimo figlio di una famiglia afroamericana di Memphis, Tennesse, padre di un bambino piccolo, amante dello skateboard e della fotografia, ci ha messo tre giorni a morire in seguito alle ferite e ai traumi causati da tre minuti di pestaggio brutale da parte di cinque poliziotti, che sono stati licenziati e sono ora accusati di omicidio, sequestro di persona, forza eccessiva nell’esercizio del proprio ruolo.
Quale sia stato il coinvolgimento di ciascun poliziotto quella sera del 7 gennaio non si sa, ma la dinamica del fermo di Tyre è stata: stava guidando, poi ha cercato di scappare a piedi, è stato rincorso e preso, ha tentato un’altra fuga, è stato preso e picchiato. Come stava guidando, perché è stato fermato, perché è scappato non è ancora del tutto chiaro, ma il video di quei tre minuti di botte (e di tutto il resto: dura un’ora), darà delle risposte, ma soprattutto mostrerà la violenza che l’America non sa contenere.
I cinque poliziotti, che fanno parte dell’unità Scorpion contro la violenza a Memphis, sono tutti afroamericani, ma questo statisticamente non è una sorpresa: nel documentare la violenza della polizia americana, si vede che la razza degli agenti non fa molta differenza. Il direttore dell’Fbi, Chris Wray, che ha visto il video prima della pubblicazione, ha detto: “Sto cercando un termine più preciso, ma posso dirvi che è sconvolgente”. La capa della polizia di Memphis, Cerelyn Davis, ha detto: vedrete degli atti che “defy humanity”, disumani, “simili se non peggiori” di quelli che nel 1991 uccisero Rodney King, il tassista picchiato brutalmente dai poliziotti a Los Angeles – la loro assoluzione scatenò una rivolta in cui morirono cinquanta persone.
I genitori di Tyre, seguiti poi anche dal presidente Joe Biden, hanno chiesto a chi protesta contro questa violenza sconvolgente di mantenere la calma, di rimanere pacifico, “la nostra famiglia non vuole che la città sia messa a ferro e fuoco”, ma vuole una legge che imponga di segnalare le violenze commesse anche se a farle sono colleghi, altri poliziotti. Mentre veniva picchiato, Tyre gridava: mamma.