editoriali
Più flessibilità sul Pnrr in cambio del sì sugli aiuti di stato. Un pericolo per l'Italia
Il rischio è che, per evitare una guerra commerciale tra l’Ue e gli Stati Uniti, si lanci una guerra a colpi di sussidi all’interno dell’Ue. E la Commissione europea ha un’esca per Meloni
La proposta che la Commissione europea presenterà oggi per rispondere all’Inflation reduction act dell’Amministrazione Biden costituisce una trappola per l’Italia. Secondo la bozza circolata nei giorni scorsi, la Commissione vuole aprire il rubinetto degli aiuti di stato per permettere ai governi di concedere sussidi e crediti di imposta alle imprese del green tech, ma senza misure serie per preservare la parità di condizioni tra gli stati membri con diverso spazio fiscale all’interno dell’Unione europea.
Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, finora si è mostrata giustamente prudente. Il rischio è che, per evitare una guerra commerciale tra l’Ue e gli Stati Uniti, si lanci una guerra a colpi di sussidi all’interno dell’Ue. Sommariamente, la Germania potrebbe inondare le sue imprese di aiuti finanziari e sconti fiscali, mentre l’Italia con il suo alto debito sarebbe costretta a guardare le sue imprese perdere competitività o emigrare. Ursula von der Leyen sembra escludere strumenti di debito comune stile Sure per evitare la frammentazione del mercato unico. L’idea di un Fondo per la sovranità europea è vaga, di portata limitata e ostaggio di tempi molto lunghi (il negoziato dovrebbe iniziare soltanto in estate). Tuttavia il piano della Commissione europea contiene un’esca che sembra fatta su misura per Giorgia Meloni: più flessibilità nell’utilizzo delle risorse del Pnrr, in particolare quelle già approvate del Recovery fund e quelle ancora da stanziare di RePowerEu.
Al Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio il presidente del Consiglio Meloni potrebbe essere tentato di accettare l’ondata di aiuti di stato, cantando vittoria perché in cambio otterrebbe la modifica del Pnrr italiano promessa in campagna elettorale. Ma questo esito sarebbe pericoloso per l’Italia: un’operazione di riciclaggio di denaro europeo già impegnato, senza risorse aggiuntive per il paese, che lascerebbe le imprese italiane in balia dei sussidi americani e dei sussidi tedeschi.