Editoriali
L'Holodomor è stato un genocidio. La commissione Esteri della Camera è unita
Il voto ha definito i crimini provocati dalla carestia del 1932 provocata dalla collettivizzazione delle campagne. Ora la risoluzione passa al Parlamento. Per la democrazia è una buona notizia
La commissione Esteri della Camera ha votato all’unanimità a favore di una mozione che riconosce come genocidio la carestia provocata nel 1932 dalla collettivizzazione delle campagne, imposta dal regime comunista in modo particolarmente feroce in Ucraina, dove permaneva una classe di contadini proprietari che fu sterminata. La vicenda, denominata Holodomor, viene ricordata ogni anno in Ucraina e ora, dopo la risoluzione che dovrà essere approvata dal Parlamento, lo sarà anche in Italia (e lo è già in molti paesi europei).
La trasformazione forzata del “granaio d’Europa” in un sistema agricolo collettivizzato a forza e reso improduttivo è uno dei crimini dello stalinismo che ha avuto gli effetti più nefasti. È rilevante che sulla decisione di dare rilievo proprio ora alla memoria di quei misfatti abbiano convenuto tutti i membri della commissione. D’altra parte, nella scorsa legislatura era stato il Pd a proporre una mozione simile, ora è toccato a Giulio Tremonti firmare quella approvata. Nel testo si ipotizza che l’applicazione particolarmente feroce in Ucraina della collettivizzazione, oltre a una motivazione di guerra sociale, ne abbia avuta un’altra tesa a contrastare le tendenze nazionalistiche ancora presenti in Ucraina.
Si tratta di una posizione ragionevole, che ha reso più penetrante l’analisi presentata. È una buona notizia il fatto che le divergenze politiche fisiologiche in una democrazia non abbiano impedito di assumere una posizione unitaria che ha un valore storico ma anche, ovviamente, di sostegno alle ragioni profonde che hanno consentito al popolo ucraino di resistere tanto coraggiosamente all’aggressione russa che dura ormai da un anno. In una democrazia matura si sa distinguere tra le questioni che richiedono confronto e battaglia politica e quelle che, proprio perché rappresentano un’affermazione del valore superiore della democrazia, diventano terreno comune e unitario.