editoriali
Il Mali, terra della compagnia Wagner
Il paese si schiera con la Russia all’Onu. L’effetto dei tour africani del ministro degli Esteri Lavrov
Sette contrari, 141 favorevoli, 32 astenuti e 12 assenti: questi sono i voti all’Onu per la risoluzione di condanna dell’attacco russo all’Ucraina. A ottobre: 5 contrari, 143 favorevoli, 35 astenuti e 10 assenti. A marzo: 5 contrari, 141 favorevoli, 35 astenuti e 12 assenti. A votare sempre no, assieme ovviamente alla Russia, sono state la Bielorussia, la Corea del nord e la Siria. L’Eritrea aveva votato no a febbraio per astenersi a ottobre, mentre il Nicaragua aveva fatto il contrario: ora tutti e due si sono schierati con Vladimir Putin. Ma c’è la novità del Mali, che le due volte precedenti si era astenuto. Un passo notevole, se si pensa che due alleati di Mosca come Cuba e Iran continuano ad astenersi, assieme ai Brics Cina, India e Sudafrica (il Brasile, malgrado i discorsi ambigui prima di Bolsonaro e poi di Lula, continua invece a condannare).
Il no di Mali ed Eritrea può essere considerato un successo dei recenti tour di Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, in Africa, assieme alle manovre navali congiunte tra Russia, Cina e Sudafrica. Due dei 7 no, 15 dei 32 astenuti e 7 dei 12 assenti su 54 paesi attestano che questo resta il continente a cui meno importa di quel che accade all’Ucraina, ma non – in generale – fino al punto di approvare esplicitamente l’invasione. Mentre l’Eritrea ha un governo di tipo nordcoreano che simpatizza con il Cremlino per istinto, nel caso del Mali c’è la sempre più forte dipendenza dai mercenari della Wagner per la lotta ai jihadisti locali, e il fatto che il 24 maggio 2021 c’è stato un golpe che ha fatto sospendere il paese dall’Ecowas, dalla Francofonia e dall’Unione africana. La missione militare francese sospesa il 3 giugno 2021 è stata poi ripresa dopo un mese, ma nel 2022 i militari francesi sono stati cacciati definitivamente. A Parigi si rimprovera il passato coloniale e neocoloniale.