editoriali
I riservisti d'Israele disertano contro Bibi
Anche l’unità 8200 che si occupa di cyberintelligence e i piloti che varcano i confini per guidare gli attacchi aerei israeliani rifiutano la chiamata militare per protestare contro la riforma della giustizia di Benjamin Netanyahu
I “miluim”, i riservisti d’Israele, sono coloro che ricevono la “Chiamata 8”, il nome in codice della cartolina militare marrone che nessuno può ridare al postino. Braccia strappate quaranta giorni l’anno alla vita normale, perché s’infilino la tracolla degli M-16 e servano in Tsahal. Sono i volontari, fra 45 e 55 anni per i corpi combattenti, oltre i 55 per gli altri, la vera arma segreta dell’esercito israeliano, 500 mila persone, uomini e donne che si aggiungono ai 200 mila soldati di leva. Sono sempre stati decisivi nelle guerre d’Israele, come quando nel 1973 ci fu il famoso attacco concentrico della Guerra del Kippur, e solo quando le riserve riuscirono a essere mobilitate – nonostante la festa religiosa del digiuno – il paese reagì allo choc. Durante la Seconda Intifada, un manipolo di riservisti si rifiutò di servire, per ragioni pacifiste e filopalestinesi. Ora migliaia di loro rifiutano la chiamata per protestare contro la riforma della giustizia di Benjamin Netanyahu. Le unità interessate includono la famosa “divisione 8200” che si occupa di cyberintelligence e i cui laureati hanno contribuito a guidare l'industria tecnologica del paese, nonché unità di combattimento d’élite.
Scrive Ronen Bergman sul New York Times di essere “più preoccupato che siano coinvolti i piloti di riserva. Funzionari temono anche che possa essere chiesto loro di impegnarsi in operazioni illegali e che le restrizioni alla magistratura israeliana possano rafforzare le richieste straniere di perseguirli davanti alla Corte penale internazionale. I piloti di riserva spesso guidano i regolari attacchi aerei israeliani sulla Siria e sulla Striscia di Gaza e sarebbero coinvolti in qualsiasi attacco israeliano importante contro gli impianti nucleari in Iran”.
Al di là di cosa si pensi di questa riforma, Israele non può permettersi di mettere in crisi questo grande serbatoio umano da cui dipende la sua difesa, gli “anziani” sempre pronti ad accorrere nei momenti di pericolo quando la patria lo richiede e grazie a cui la nazione dà sempre l’impressione di mobilitarsi contro i nemici.