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"E' Putin che deve fermarsi". La parole di Meloni sulla guerra diventano virali in Ucraina
Il discorso della premier alla Camera è stato tradotto in ucraino e in inglese, diffusissimo su Telegram e sugli altri social da figure di spicco della politica di Kyiv, vicine a Zelensky: "Grazie "
"L'onorevole Scutelacci dice fermatevi. Penso che lo debba dire a Putin". Diffusissimo sui canali Telegram, rilanciato sui social da personalità di spicco della politica ucraina: il discorso pronunciato da Giorgia Meloni, nell'intervento alla Camera in vista del Consiglio europeo di questi giorni, è diventato virale in Ucraina, come esempio virtuoso di politica estera, come la posizione che - vista da Kyiv - tutti i paesi occidentali dovrebbero tenere rispetto al conflitto scatenato da Valdimir Putin. "Bisogna chiamare le cose con il loro nome: se noi ci fermiamo consentiamo l'invasione", aveva detto la premier rispondendo all'intervento di una parlamentare del Movimento 5 stelle.
In poche ore il video - che è stato sottotitolato in inglese, oltre che in ucraino - ha trovato spazio sui canali di comunicazione di diversi politici di primo piano, mentre molti cittadini ucraini esprimono grande apprezzamento per le parole della premier. "Il presidente Meloni ha brillantemente spiegato agli europei che continuano a umiliare l'Europa chiedendo "di non aiutare l'Ucraina ". Ogni richiesta del genere significa: noi, Europa, consentiamo l'invasione della Russia, gli omicidi di massa e la distruzione della legge. È inaccettabile", ha scritto Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky.
"Grazie per il supporto!", ha ribadito Anton Gerashchenko, consigliere del ministro degli Affari interni dell'Ucraina, pubblicando il video di Meloni, nella versione inglese.
"Un bellissimo discorso di Giorgia Meloni. Grazie per il vostro incrollabile sostegno all’Ucraina. Grazie ancora per aver compreso l'essenza di questa guerra e aver detto la verità al riguardo. Apprezziamo molto il vostro aiuto e impegno. Vinceremo", è stato invece il commento di Andriy Yermak, capo dell'ufficio di presidenza ucraino.