Editoriali
Il “Buy European” blocca l'Ue sull'acquisto congiunto delle munizioni per Kyiv
La clausola di Macron ferma l'accordo: secondo la Francia il materiale bellico dovrebbe essere comprato solo dai produttori europei. Ma questa politica scredita l'Europa e mette l'Ucraina in difficoltà
Il 20 marzo i ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione europea avevano festeggiato un accordo su ciò che avrebbero dovuto fare un anno fa: approvare un piano per fornire all’Ucraina un milione di munizioni calibro 155 mm, trasferendo gli stock esistenti e lanciando acquisti congiunti per ripianarli e per continuare ad armare Kyiv. Quattro giorni dopo, al Consiglio europeo del 24 marzo, anche i capi di stato e di governo si erano congratulati tra loro per quella che l’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha definito una “decisione storica”. Solo che l’accordo non c’era ancora.
Da due settimane gli ambasciatori dei ventisette stanno cercando di trovare la quadra. Ieri hanno trovato un modo per sbloccare la prima parte del piano: il trasferimento dagli arsenali degli stati membri di munizioni d’artiglieria e missili che saranno rimborsati con un miliardo di euro della Peace facility. Per contro, gli ambasciatori non hanno trovato un’intesa sulla seconda parte del piano: gli acquisti congiunti, che dovrebbero essere finanziati con un altro miliardo di euro.
L’oggetto del contendere è la richiesta della Francia di imporre una clausola “Buy european” negli appalti coordinati dall’Agenzia europea per la difesa o negli acquisti da parte di gruppi di stati membri. Le munizioni dovrebbero essere comprate solo dai produttori di armi dell’Ue, malgrado il fatto che non abbiano la capacità di tenere il ritmo della guerra, escludendo americani, coreani o britannici. Il piano è già in ritardo: il problema degli arsenali vuoti era già stato individuato un anno fa. Se andrà bene, le munizioni arriveranno solo a giugno. La presidenza svedese dell’Ue spera di risolvere lo stallo dopo Pasqua. Ma usare l’Ucraina che ha disperatamente bisogno di munizioni per fare politica industriale e cercare di avvantaggiare le proprie imprese non è solo un errore che costerà vite e territorio. Scredita anche l’Ue e la sua pretesa di essere una potenza geopolitica.