nel regno unito
Le dimissioni di Raab sono un colpo al governo-degli-adulti di Sunak
Il vicepremier inglese lascia l'incarico (con una lettera irosa) perché accusato di avere tenuto comportamenti da bullo con i suoi sottoposti. Prevale la linea dei civil servant che battono il ministro con il caratteraccio, ma la retorica della leadership del premier ne esce un pochino ammaccata
Il vicepremier britannico Dominic Raab si è dimesso con una lettera irosa che fa capire quanto poco fosse disposto a lasciare il suo incarico. Ma meglio così che licenziato, dicono molti conservatori, perché l’alternativa per il suo capo, il premier Rishi Sunak, era soltanto questa: tenerlo al suo posto è diventato a un certo punto invero difficile.
Raab, classe 1974, oggi ministro della Giustizia ma conosciuto in Europa per quei quattro terribili mesi in cui è stato ministro della Brexit (si dimise in opposizione alla premier che lo aveva incaricato, Theresa May), è stato accusato da parecchi suoi sottoposti di avere tenuto comportamenti inappropriati – “bullismo”. E’ stata aperta un’indagine interna avviata dallo stesso Raab e giovedì il suo esito è arrivato sulla scrivania di Sunak: qui le ricostruzioni divergono, una fonte affidabile dice che il premier non abbia chiesto esplicitamente al suo ministro di dimettersi ma che gli abbia fatto capire che fosse meglio così (per l’opposizione avrebbe dovuto licenziarlo e basta, così dimostra debolezza).
Infine Raab si è dimesso, ma nella sua lettera e in un articolo pubblicato poco dopo sul Daily Telegraph ha spiegato che: soltanto due delle accuse che gli sono state rivolte sono state dimostrate, in modo indiretto; l’indagine non dimostra un bullismo intenzionale; se la soglia per denunciare un atto di bullismo è così bassa, si apre un precedente molto pericoloso per tutti. In sostanza Raab dice che essere duri con i propri dipendenti non può essere sanzionato e che anzi così ogni scusa diventerà buona per un licenziamento. Questa è naturalmente la versione di un ministro che ha dovuto infine andarsene, ma volendo trarre qualche conclusione politica (se non sul confine tra severità e bullismo): i civil servant, i cosiddetti “mandarini”, battono il ministro con il caratteraccio; la costruzione di Sunak della propria leadership e del proprio governo come un club di adulti di buon senso che mette a posto i pasticci dei bambinoni del passato esce un pochino ammaccata. Da un colpo interno, come sempre.