Editoriali
Orbán e il bancomat europeo: ok alla riforma della giustizia in cambio dei fondi Ue
Il Parlamento di Budapest ha accolto alcune delle richieste di Bruxelles per sbloccare una parte dei 28 miliardi di euro congelati dalla Commissione. Ma rimangono altri contenziosi e il premier dovrà mantenere la parola data
Il governo di Viktor Orbán ha fatto una grande concessione all’Unione europea pur di cercare di sbloccare 28 miliardi di euro di fondi congelati dalla Commissione per i problemi sullo stato di diritto in Ungheria. Il Parlamento di Budapest mercoledì ha approvato una serie di riforme chieste da Bruxelles per garantire l’indipendenza della giustizia. Saranno rafforzati il ruolo e i poteri del Consiglio nazionale della magistratura. Sarà riformato il funzionamento della Curia (la Corte suprema, ndr) per proteggerla dall’influenza politica. La Corte costituzionale, la cui composizione è fortemente politicizzata, non potrà più spostare a piacimento i suoi membri negli altri organi giurisdizionali. Il governo non potrà più chiedere alla Corte suprema di bocciare delle sentenze e altre decisioni dei tribunali inferiori, che saranno liberi di rivolgersi alla Corte di giustizia dell’Ue. A Bruxelles la riforma viene definita “un passo nella giusta direzione”. A Budapest il governo ha già annunciato che l’Ue darà all’Ungheria “i soldi che le deve”.
In realtà, Orbán sta festeggiando un po’ troppo presto. Non solo la Commissione intende aspettare l’effettiva attuazione della riforma prima di dare un parere positivo, ma intende applicare in modo rigoroso le diverse condizionalità. Sulle 27 misure chieste da Bruxelles per risolvere i problemi riscontrati sullo stato di diritto, il governo Orbán finora ha approvato solo quelle sulla giustizia. Rimangono altri contenziosi: dai sistemi di audit e controllo agli appalti pubblici, dalla legge anti Lgbt (ribattezzata da Orbán “per la protezione dei bambini”) ai diritti dei richiedenti asilo. Le riforme della giustizia, se effettivamente messe in opera, potrebbero sbloccare circa 13 miliardi dei fondi della coesione. Altri 9 miliardi della coesione resteranno congelati, così come i 5,8 miliardi del Recovery fund. Prima di tornare a usare l’Ue come un bancomat, Orbán dovrà rispettare la parola data e fare altre concessioni.