Editoriali
Ma quale disgelo America-Cina
Blinken ci prova con la diplomazia, ma Pechino vuole dettare le regole, fare affari con il mondo occidentale senza piegarsi ai riti occidentali
La visita più attesa ci sarà. Poco dopo una conversazione telefonica fra il segretario di stato americano, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri cinese Qin Gang, il dipartimento di stato ha diffuso una nota che ha ufficializzato la missione di Blinken: sarà a Pechino i prossimi 18 e 19 giugno. E’ un viaggio cruciale, il primo di così alto livello di un membro dell’Amministrazione Biden e riparatorio, in qualche modo, dopo la crisi del pallone-spia cinese sui cieli americani abbattuto dal Pentagono. Ma i rapporti di forza, i ruoli di questa partita, e chi sta cercando lo scontro piuttosto che il dialogo, sono abbastanza chiari: dopo la telefonata tra Blinken e Qin, il ministero degli Esteri cinese ha fatto sapere che non ci sarà alcun progresso se Washington continuerà a mantenere alcune posizioni, e il tabloid cinese Global Times ha scritto che “secondo alcuni esperti, la telefonata serve a ricordare agli Stati Uniti che devono ‘mantenere un atteggiamento corretto’ negli incontri di alto livello, correggendo le loro azioni sbagliate”. Le condizioni per il dialogo vuole porle la Cina, almeno sul piano propagandistico. Per la Casa Bianca invece è sempre più urgente riattivare un dialogo al massimo livello con la seconda economia del mondo, anche dopo diversi colloqui saltati all’ultimo e la totale assenza di comunicazione tra Cina e America soprattutto nel settore della Difesa, dove l’incidente che porti a un’escalation è dietro l’angolo. Non è chiaro se Blinken incontrerà anche il leader cinese Xi Jinping, quel che è certo è che lo farà un altro americano: Bill Gates, che è arrivato ieri in Cina, secondo diversi media americani domani vedrà anche Xi. Se il leader trovasse il tempo di incontrare il fondatore di Microsoft e non il segretario di stato sarebbe un segnale significativo: Pechino vuole continuare a fare affari con il mondo occidentale senza piegarsi ai riti della diplomazia e del dialogo con l’occidente. Una posizione dura.
Dalle piazze ai palazzi