Editoriali
Dopo l'ultimo naufragio, una raccolta delle politiche fallimentari sui migranti
“Zero partenze”, zero risultati. Gli accordi con i paesi nordafricani hanno portato a un aumento delle partenze e i leader che consideriamo interlocutori affidabili si stanno rivelando incapaci di controllare i clan che operano i traffici
Dopo l’ultima strage di migranti al largo della Grecia, una delle più tragiche nella storia delle traversate dal Nord Africa, i commenti dei leader europei si sono succeduti con le consuete, stanche dichiarazioni di cordoglio. Sulla falsariga di quanto già avvenuto dopo la strage di Cutro, ogni messaggio detta la stessa linea. “Abbiamo il dovere morale di smantellare le reti criminali. Il modo migliore per assicurare la sicurezza dei migranti è prevenire questi viaggi tragici”, ha detto la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson. “Continuiamo a lavorare per prevenire queste tragedie”, ha ribadito la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. “Le vili reti di criminali che guidano disperati devono trovare la risposta decisiva che meritano”, ha aggiunto l’ex premier greco, Kyriakos Mitsotakis.
Ma pur ammettendo che risolvere il dossier dell’immigrazione si esaurisca nella pur necessaria lotta ai trafficanti, persino in tal caso non sarebbe eccessivo definire fallimentari le politiche europee e italiane. Il recente Patto europeo sui migranti non interviene sulle attività di ricerca e salvataggio, sulla prevenzione delle partenze, né risolve il problema dei rimpatri; la missione europea Irini, che ha tra i suoi compiti la caccia ai trafficanti, non ha mai svolto una sola attività nota in questi anni in tal senso; le agenzie Ue come Frontex o Eubam non hanno poteri nei paesi di partenza per impedire le partenze; la fantomatica nuova missione Sophia, con cui Giorgia Meloni si è presentata in Parlamento a inizio legislatura, è sparita dalle sue dichiarazioni non appena le hanno spiegato cosa comportasse; l’ancor più fantomatico “Piano Mattei” tarda a svelarsi, nonostante il numero degli arrivi sulle coste italiane non sia mai stato così elevato dal 2017 a oggi; gli accordi con i paesi nordafricani hanno portato a un aumento delle partenze e i leader che consideriamo interlocutori affidabili si stanno rivelando incapaci di controllare i clan che operano i traffici.
Se quindi davvero l’obiettivo dell’Europa è illudersi di arrivare a “zero partenze”, stiamo commettendo il doppio errore di perseguire malamente una politica zeppa di slogan.
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