Editoriali
Putin, in difficoltà, non rispetta l'accordo sul petrolio. Tensioni tra Mosca e Riad
All’Arabia Saudita non piace che la Russia non rispetti i patti Opec, aumentando la produzione per vendere in Asia più barili possibili al fine di arginare il crollo delle entrate necessarie a finanziare la guerra. Ma la tolleranza per il free riding del Cremlino non è illimitata, neanche tra le autocrazie
Il quasi colpo di stato o guerra tra clan della Russia avrà conseguenze nelle relazioni tra Mosca e i paesi che non le sono ostili. A partire da chi già iniziava ad avere delle riserve come l’Arabia Saudita, che negli ultimi anni si è spesa molto per portare la Russia nell’Opec allargato. Nel corso di quest’anno il cosiddetto Opec+ ha cercato, con la solita politica dei tagli della produzione concordati, di tenere alti i prezzi del greggio tirati in basso dal calo della domanda globale. Mosca però dopo aver visto che né la strategia dell’Opec+ né le sue minacce di tagliare la produzione di 500 mila barili al giorno facevano salire i prezzi, ha scelto di non rispettare gli accordi aumentando la produzione per vendere in Asia più barili possibili al fine di arginare il crollo delle entrate – in calo a causa delle sanzioni – necessarie a finanziare la guerra all’Ucraina.
A confermare i sospetti è stato Vladimir Putin al forum economico di San Pietroburgo, quando si è vantato della crescita delle esportazioni petrolifere russe e dell’aumento della produzione. L’attacco al potere putiniano lanciato dal capo della Wagner Evgeni Prigozhin non fa che confermare l’instabilità e l’incapacità del Cremlino di mantenere il controllo di fronte a una situazione finanziaria sempre più critica. Nonostante gli elevati volumi di greggio esportati, il settore energetico è in grossa difficoltà: secondo i dati del ministero delle Finanze russo, nel periodo gennaio-maggio 2023 i ricavi da petrolio e gas sono crollati del 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2033. La frattura nell’Opec+ era emersa nel difficile vertice del 4 giugno quando i sauditi, infine, decisero di farsi carico unilateralmente del taglio di un ulteriore milione di barili al giorno. Se l’impegno di Mosca nei confronti dell’Opec continua a essere tradito, l’Arabia Saudita e forse anche gli Emirati Arabi Uniti potrebbero essere costretti a contenere l’offerta facendosi carico di tagli ulteriori, cedendo di fatto quote di mercato alla Russia. La tolleranza per il free riding di Mosca però non è illimitata, neanche tra le autocrazie.