editoriali
La satira bella di Charlie Hebdo su Bolloré
La finta prima pagina del Journal du dimanche, in sciopero contro il sovranismo
Il mondo culturale francese ha manifestato in tanti modi la propria solidarietà ai giornalisti del Journal du dimanche (Jdd), che scioperano da quattro settimane contro l’arrivo al vertice della testata di Geoffroy Lejeune, ex direttore di Valeurs actuelles e giovane maître à penser della destra identitaria. L’arrivo è pilotato da Vincent Bolloré, magnate neo proprietario del Jdd attraverso Lagardère, che mira a creare in Francia un polo editoriale sovranista che abbia un impatto sulle prossime presidenziali. A sostegno si è espressa anche la redazione di Charlie Hebdo, il settimanale satirico-umoristico francese, immaginando col suo stile caustico e scorrettissimo come potrebbe essere la prima pagina del Jdd firmata Lejeune.
“Il caos è finito! Alla stregua del paese devastato dai teppisti, il Jdd rinasce dalle sue ceneri dopo tre settimane di rifiuto di obbedire agli ordini di una redazione venduta agli islamogosicsti e alla lobby Lgbt. La pulizia è stata fatta, i giornalisti nocivi sono tornati dai loro sindacati, e negli uffici vuoti di una redazione finalmente libera firmo il primo editoriale di questa nuova èra”, scrive nell’editoriale Lejeune, dietro cui si nasconde la plume di Charlie. E ancora: “Voglio farvi un annuncio: la domenica tornerà a essere la giornata del Signore. Perché è un segno: come Gesù, il Jdd è resuscitato il terzo giorno”.
Nella prima pagina satirica del Jdd bollorizzato, c’è un finto Gaspard Proust, il comico di riferimento della droite, che racconta “la domenica del santo patrono”, ossia Bolloré, tra la visita nella cattedrale di Saint-Corentin de Quimper, l’acquisto dei kouign-amann e il sogno di comprare Radio France, “il suo prossimo cantiere mediatico”. Tra le “firme” del nuovo Jdd di Lejeune c’è anche l’ex candidata socialista alle presidenziali Ségolène Royal, appena reclutata tra gli opinionisti di “Touche pas à mon poste”, il programma condotto da Cyril Hanouna che Libération ha definito “il cane da guardia di Bolloré” in televisione. La satira bella di Charlie contro la bollorizzazione della stampa francese.