Editoriali
Zuppi vada a Pechino, non a Washington
Missione da Biden: l’obiettivo è di fermare l’invio di armi a Kyiv? Il rischio è quello di allontanarsi ancora di più dal popolo ucraino. L'inviato del Papa dovrebbe andare in Cina
Due giorni a Washington per il cardinale Matteo Zuppi, inviato speciale del Papa. Il comunicato vaticano spiega che “la visita si svolge nel contesto della missione intesa alla promozione della pace in Ucraina e si propone di scambiare idee e opinioni sulla tragica situazione attuale e di sostenere iniziative in ambito umanitario per alleviare le sofferenze delle persone più colpite e più fragili, in modo particolare i bambini”. E’ prevedibile che la missione finirà come le altre due (a Kyiv e Mosca), cioè in un sostanziale nulla di fatto. Anche perché lo scopo della visita è di sentire che si pensa nelle cancellerie interessate, scrutare piani per il futuro e scambiare qualche idea in proposito. Negli Stati Uniti, il presidente della Cei sarà accompagnato da un officiale della Segreteria di stato, sottolinea la Sala stampa vaticana: forse per la sorpresa che ha destato Oltretevere l’aver appreso che a Mosca l’inviato papale era accompagnato dal vicepresidente di Sant’Egidio anziché da rappresentanti della diplomazia vaticana? Il dubbio è lecito.
In ogni caso, non è Washington che potrà dare soddisfazioni alla Santa Sede, bensì Pechino: è qui che Zuppi dovrebbe andare per cercare una soluzione al conflitto, perché solo la Cina oggi può costringere Putin a mollare la presa sull’Ucraina. Anche perché cosa si può domandare a Biden? Considerato che questi non ha alcuna influenza sul Cremlino, gli si vuole suggerire di ridurre il sostegno a Zelensky, magari rivedendo la posizione sulla consegna di armamenti e in particolare delle bombe a grappolo? Scelta rischiosa, che potrebbe avere come effetto principale quello di allargare ancora di più il fossato che separa il Papa dal popolo ucraino che soffre l’aggressione condotta da Mosca e che guarda con insofferenza ai tentativi vaticani di approcciare Putin e la sua cerchia clerical-bellicista.
L'editoriale dell'elefantino