Foto Ansa 

Editoriali

Russia, tra statalizzazione e oligarchia: sequestrati gli asset di Danone e Carlsberg

Redazione

Espropri e nepotismo, Putin preferisce la stabilità all’efficienza economica. Il preludio di ulteriori “distribuzioni di beni esteri” ai fedelissimi del regime

Martedì Vladimir Putin ha ordinato il sequestro degli asset di Danone e Carlsberg, due multinazionali occidentali che volevano lasciare il paese vendendo a delle controparti russe. Il Cremlino, invece, le ha espropriate e ha trasferito il controllo ai suoi compari, nominando a capo di Danone Yakub Zakriev, ministro dell’Agricoltura della Cecenia e uomo di Razman Kadyrov, e al vertice di Carlsberg Taimuraz Bolloev, amico di lunga data di Putin. Secondo gli esperti consultati dal Financial Times questi espropri sono il preludio di ulteriori “distribuzioni di beni esteri” ai fedelissimi del regime, un modo per Putin di punire l’occidente e ricompensare gli alleati più fedeli spartendo il bottino. Le attività delle due multinazionali erano redditizie e ben gestite, nella nuova Russia di Putin il settore alimentare fa gola, ha volumi di vendita e margini di profitto sostanzialmente garantiti, ma non è così nei settori a più alto contenuto tecnologico.

Nella vecchia Russia di Putin gli investimenti esteri godevano di un regime di mercato più libero, permettendo la nascita e la crescita di una classe media imprenditoriale russa. Al Cremlino bastavano il gas e soprattutto il petrolio a garantire enormi surplus di bilancio, mentre i metalli e i minerali arricchivano gli oligarchi come Oleg Deripaska (alluminio), Vladimir Potanin (settore minerario), Alisher Usmanov (ferro e acciaio). Nella nuova Russia iper-sanzionata le sicurezze garantite oil & gas sono crollate, e con esse i vecchi equilibri, dando inizio a nuova spartizione della ricchezza in altri settori. Il problema è, però, che per affrontare la trasformazione strutturale dell’economia dopo le sanzioni e l’isolamento dall’Occidente, come ha evidenziato la Banca centrale russa, servirebbe maggiore economia di mercato, per sviluppare capacità di adattamento e di innovazione. Ma il regime ha anche la necessità di far arricchire militari e oligarchi che generalmente non sono buoni manager e imprenditori. La stabilità politica comporta un costo sul lato dell’efficienza economica, che però come insegna il crollo dell’Urss non può essere sacrificata più di tanto.

Di più su questi argomenti: