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Editoriali

Il silenzio del Vaticano sul grano

Redazione

Vladimir Putin straccia l’accordo usando l’arma della fame, perché la Chiesa non parla?

Meno di un anno fa, il Papa accolse con molto compiacimento l’avvio dell’accordo sul grano, che era stato raggiunto pochi giorni prima tra Ucraina e Russia. “Desidero salutare con soddisfazione la partenza dai porti dell’Ucraina delle prime navi cariche di cereali”, disse Francesco al termine dell’Angelus del 7 agosto 2022. “Questo passo – aggiunse il Pontefice – dimostra che è possibile dialogare e raggiungere risultati concreti, che giovano a tutti. Pertanto, tale avvenimento si presenta anche come un segno di speranza, e auspico di cuore che, seguendo questa strada, si possa mettere fine ai combattimenti e arrivare a una pace giusta e duratura”. In effetti, quell’accordo è stato il più importante risultato diplomatico dall’invasione dell’Ucraina, sia per il metodo che ha visto la mediazione della Turchia e delle Nazioni Unite, sia per il risultato che ha garantito un corridoio per l’esportazione di cereali al resto del mondo. Era quindi il più importante esempio di successo del modello diplomazia che sta tentando, tra mille difficoltà, di portare avanti il Vaticano: accordi su questioni umanitarie, per tenere aperti canali di dialogo in vista di un negoziato più ampio per arrivare a una pace. Per questo sorprende il silenzio di questi giorni, dopo l’uscita unilaterale dall’accordo di Putin che, per giunta, minaccia di bombardare le navi che tenteranno di trasportare cibo attraversando il mar Nero. Da un lato, il comportamento della Russia fa fallire l’unico caso di limitato successo della strategia che porta avanti la Chiesa. Dall’altro, la minaccia di Putin stavolta è rivolta a tutto il mondo, o meglio alle periferie del mondo, alle centinaia di milioni di poveri che a causa di questo ricatto si troveranno senza cibo e moriranno di fame. Persino il più che cauto e diplomatico segretario delle Nazioni Unite António Guterres ha espresso il suo biasimo. Escludendo a priori il disinteresse per l’emergenza umanitaria che rischia di travolgere i paesi poveri, non si comprende il senso del silenzio della Chiesa.