Editoriali
Il "caso" Corano in Scandinavia. Svezia e Danimarca in un vicolo cieco fra libertà e sicurezza
I roghi del testo sacro dell'Islam che hanno portato all'assalto all'ambasciata svedese a Baghdad sono libertà d'espressione o un'inutile provocazione?
Le profanazioni del Corano in Svezia e Danimarca hanno provocato disordini, una crisi diplomatica e posto paesi a lungo considerato pacifici e tolleranti sotto un imbarazzante riflettore internazionale. Il primo ministro Ulf Kristersson ha descritto la minaccia alla sicurezza in Svezia come “la più grave dalla Seconda guerra mondiale”. Centinaia di persone hanno preso d’assalto l’ambasciata svedese a Baghdad. L’Iraq ha espulso l’ambasciatore svedese e ordinato alla sua controparte irachena di ritirarsi dall’ambasciata a Stoccolma. Il vicolo cieco svedese è ben espresso da Jan Eliasson, ex ministro degli Esteri svedese e alto diplomatico delle Nazioni Unite: “Quando vedi la nostra ambasciata bruciare a Baghdad, vedi il danno che ciò causa al nostro paese e alla nostra reputazione. D’altra parte, la legislazione è quella che è: non è illegale bruciare il Corano”. La Svezia ha da tempo imposto protezioni severe e costituzionalmente sancite per la libertà di parola e di espressione. È uno dei primi paesi in Europa ad avere un diritto costituzionalmente garantito alla libertà di stampa. Sebbene le sue leggi anti-blasfemia siano state abrogate negli anni ‘70, l’incitamento all’odio contro le minoranze etniche, nazionali, religiose e di genere rimane un crimine. Ma il Corano rientra fra queste?
I disordini hanno diviso la popolazione in due campi: quelli che credono che la Costituzione debba essere applicata, che la libertà di espressione difesa e che chi vive in Svezia accettare di essere in una società democratica, e quelli che credono che i roghi del Corano siano “provocazioni inutili”, che dovrebbero essere vietate perché “offendono i musulmani” che poi reagiscono con la violenza e che la società può diventare più “serena” se la legislazione si adegua alle richieste dei musulmani. La scelta danese di una legge che protegga il Corano, nel paese delle vignette, è un salto nell’ignoto giuridico, politico e culturale. E al momento l’unico che sembra poter fermare il caos.