Editoriali
Tutti molto cauti sull'allargamento dei Brics
C’è un motivo se (quasi) nessuno vuole far parte del blocco antioccidente, solo il presidente argentino Alberto Fernàndez esulta per l'ammissione
Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sono stati invitati a diventare membri pieni dei Brics”, ha annunciato il presidente sudafricano e anfitrione dell’incontro Cyril Ramaphosa al termine del vertice di Johannesburg. “La loro affiliazione avrà effetto dal primo gennaio del 2024”. Ma a trattare per il governo di Buenos Aires è stato il presidente Alberto Fernández, che ha subito esultato per l’ammissione, ma non si ricandida. Alle primarie del 13 agosto è risultato evidente che per il suo schieramento sarà difficilissimo arrivare al ballottaggio, e impossibile vincere. La sfida sarà quasi sicuramente tra il centrodestra di Patricia Bullrich: “Sotto un mio governo l'Argentina non sarà nei Brics”; e la destra utraliberista a Javier Milei: “Il nostro allineamento in politica estera è con #Usa ed #Israele. Non ci allineeremo ai comunisti”.
Anche il ministro degli Esteri Faisal BinFarhan prende in realtà le distanze: “L’Arabia Saudita concentra la propria politica estera sulla costruzione di partenariati economici e apprezza l’invito dei Paesi Brics ad aderirvi. Lo stiamo studiando. Prenderemo la decisione appropriata”. Tono simile al presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed: “Rispettiamo la visione della leadership dei Brics e apprezziamo l’invito degli Emirati in questo importante gruppo. Auspichiamo un impegno continuo di cooperazione per la prosperità, la dignità e il beneficio di tutte le nazioni e le persone in tutto il mondo”. Generico: come l’egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che “apprezza l’invito” ma a sua volta auspica un poco concreto “coordinamento”.
Solo Abiy Ahmed ha detto che è “un importante momento per l’Etiopia”, ed Ebrahim Raisi a celebrare “’ingresso dell’Iran nel blocco” come “opposizione all’unilateralismo americano”. Viene invece descritto come in preda a una crisi di nervi il governo algerino, che aveva chiesto con forza di essere ammesso ed è stato giudicato non all’altezza. Il fronte anti occidente non sembra poi così unito.