editoriali
La gran svolta pro mercato del Labour
La spesa sociale si sostiene con più crescita non con più tasse. Applausi
Fino a qualche anno fa, quando a dominare il partito c’era Jeremy Corbyn, sarebbe stato inimmaginabile. In un editoriale il Wall Street Journal ha elogiato il programma economico del Labour di Keir Starmer, dicendo in sostanza che è meglio di quello dei Tory guidato da Rishi Sunak, i conservatori che sono diventati un partito ad “alta tassazione e bassa crescita”. Lo spunto è un’intervista rilasciata al quotidiano conservatore Telegraph da Rachel Reeves, cancelliere dello Scacchiere ombra.
La ministra dell’Economia in pectore di Starmer ha in sostanza promesso che un eventuale governo laburista non imporrà una patrimoniale, non aumenterà le tasse sui redditi più elevati e accoglierà il contributo delle imprese nel processo legislativo. Nel colloquio Reeves ha escluso qualsiasi aumento dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito, attualmente pari al 45 per cento, che faceva parte di un precedente piano fiscale di Starmer. Niente aumenti delle imposte sul patrimonio, un altro cavallo di battaglia della sinistra: “Sono molto favorevole alla creazione di ricchezza, e voglio vederne di più in Gran Bretagna”, ha detto Reeves, specificando che il modo per trovare le risorse per la spesa sociale non è l’aumento della tassazione ma la crescita economica. Si tratta di un’inversione a 180 gradi rispetto alla politica statalista e massimalista di Jeremy Corbyn, che ha condotto la sinistra verso numerose sconfitte. Ora il Labour nei sondaggi è in netto vantaggio rispetto ai Tory ed è ritenuto più affidabile per gestire l’economia britannica. “Meglio per il paese se il Labour è un partito moderato di centrosinistra che vede nella crescita economica, e non nella redistribuzione del reddito, il motore delle opportunità della classe operaia”, commenta il Wall Street Journal. Sembra la traiettoria opposta del Pd, che ha imboccato una strada corbyniana.