Editoriali
Gli “scambi” brutali di Putin
Il Cremlino dà prezzi arbitrari agli esseri umani. Non c’è nulla di equo: è l’ennesimo modo con cui la Russia impone la legge della forza al di fuori di ogni regola internazionale
Vladim Krasikov ha ucciso un uomo – Zemlikhan Khangoshvili, che secondo Mosca ha orchestrato un attacco in Russia – vicino a un parco giochi di Berlino: lo ha inseguito in bicicletta, gli ha sparato, è sceso, gli ha sparato altri due colpi e se n’è andato – sotto gli occhi dei bambini. Un tribunale tedesco lo ha condannato per omicidio nel 2019. Evan Gershkovich è un giornalista occidentale che lavorava in Russia: è stato prelevato dalle autorità russe il 29 marzo scorso, messo con l’accusa di spionaggio in prigione, dove è ancora, sostanzialmente isolato, senza contatti e con una proroga continua e arbitraria della sua detenzione, in attesa di un processo – anzi, di una prezzatura.
Secondo molte fonti, Vladimir Putin cerca da tempo il modo per riportare a casa Krasikov, il killer, e ora potrebbe averlo trovato con Gershkovich. Il termine “scambio” allude a un rapporto paritario, ma non lo è: un killer condannato in un tribunale al posto di un giornalista pretestuosamente arrestato non è uno scambio, è l’ennesimo modo con cui il regime di Putin impone la legge della forza al di fuori di ogni regola internazionale. Anche lo “scambio” tra il trafficante Viktor Bout, condannato negli Stati Uniti, e la cestista americana Brittney Griner, arrestata e condannata in modo sommario per possesso di stupefacenti, non aveva nulla di equo: in entrambi i casi ha prevalso il valore che in occidente si dà alla vita umana, valore che in Russia non c’è.
Vale anche per i prigionieri di guerra, e non solo perché molti degli ucraini in mano ai russi erano civili: molti dei prigionieri ucraini “scambiati” raccontano la violenza della guerra, ma non riescono a parlare di quel che è accaduto loro durante la detenzione russa dove l’umanità viene soffocata dalla crudeltà.